XXIII
Come i Colonnesi vennero a la misericordia del papa, e poi si
rubellarono un'altra volta.
Nel detto anno, del mese di settembre, essendo trattato d'accordo da papa
Bonifazio a' Colonnesi, i detti Colonnesi, cherici e laici, vennero a Rieti
ov'era la corte, e gittarsi a piè del detto papa a la misericordia, il quale
perdonò loro, e assolvetteli della scomunicazione, e volle gli rendessono la
città di Penestrino; e così feciono, promettendo loro di ristituirgli in loro
stato e dignità, la qual cosa non attenne loro, ma fece disfare la detta città
di Penestrino del poggio e fortezze ov'era, e fecene rifare una terra al piano,
a la quale puose nome Civita Papale; e tutto questo trattato falso e frodolente
fece il papa per consiglio del conte da Montefeltro, allora frate minore, ove
gli disse la mala parola: “Lunga promessa coll'attendere corto etc.”. I detti
Colonnesi trovandosi ingannati di ciò ch'era loro promesso, e disfatta sotto il
detto inganno la nobile fortezza di Penestrino, innanzi che compiesse l'anno si
rubellarono dal papa e da la Chiesa, e 'l papa gli scomunicò da capo con aspri
processi; e per tema di nonn esser presi o morti, per la persecuzione del detto
papa, si partirono di terra di Roma, e isparsonsi chi di loro in Cicilia, e chi
in Francia, e in altre parti, nascondendosi di luogo in luogo per non esser
conosciuti, e di non dare di loro posta ferma, spezialmente messer Iacopo e
messer Piero ch'erano stati cardinali; e così stettono inn-esilio mentre
vivette il detto papa.
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