XXXVI
Come papa Bonifazio VIII diè perdono a tutti i Cristiani ch'andassono
a Roma l'anno del giubileo MCCC.
Negli anni di Cristo MCCC, secondo la Nativitade di Cristo, con ciò fosse
cosa che si dicesse per molti che per adietro ogni centesimo d'anni della
Natività di Cristo il papa ch'era in que' tempi facie grande indulgenza, papa
Bonifazio VIII, che allora era appostolico, nel detto anno a reverenza della
Natività di Cristo fece somma e grande indulgenza in questo modo: che qualunque
Romano visitasse infra tutto il detto anno, continuando XXX dì, le chiese de'
beati appostoli santo Pietro e santo Paolo, e per XV dì l'altra universale
gente che non fossono Romani, a tutti fece piena e intera perdonanza di tutti
gli suoi peccati, essendo confesso o si confessasse, di colpa e di pena. E per
consolazione de' Cristiani pellegrini ogni venerdì o dì solenne di festa si
mostrava in Santo Piero la Veronica del sudario di Cristo. Per la qual cosa gran
parte de' Cristiani ch'allora viveano feciono il detto pellegrinaggio così
femmine come uomini, di lontani e diversi paesi, e di lungi e d'apresso. E fue
la più mirabile cosa che mai si vedesse, ch'al continuo in tutto l'anno durante
avea in Roma oltre al popolo romano CCm pellegrini, sanza quegli ch'erano per
gli cammini andando e tornando, e tutti erano forniti e contenti di vittuaglia
giustamente, così i cavagli come le persone, e con molta pazienza, e sanza
romori o zuffe: ed io il posso testimonare, che vi fui presente e vidi. E de la
offerta fatta per gli pellegrini molto tesoro ne crebbe a la Chiesa e a'
Romani: per le loro derrate furono tutti ricchi. E trovandomi io in quello
benedetto pellegrinaggio ne la santa città di Roma, veggendo le grandi e
antiche cose di quella, e leggendo le storie e' grandi fatti de' Romani,
scritti per Virgilio, e per Salustio, e Lucano, e Paulo Orosio, e Valerio, e
Tito Livio, e altri maestri d'istorie, li quali così le piccole cose come le
grandi de le geste e fatti de' Romani scrissono, e eziandio degli strani
dell'universo mondo, per dare memoria e esemplo a quelli che sono a venire
presi lo stile e forma da·lloro, tutto sì come piccolo discepolo non fossi
degno a tanta opera fare. Ma considerando che la nostra città di Firenze,
figliuola e fattura di Roma, era nel suo montare e a seguire grandi cose, sì
come Roma nel suo calare, mi parve convenevole di recare in questo volume e
nuova cronica tutti i fatti e cominciamenti della città di Firenze, in quanto
m'è istato possibile a ricogliere, e ritrovare, e seguire per innanzi
istesamente in fatti de' Fiorentini e dell'altre notabili cose dell'universo in
brieve, infino che fia piacere di Dio, a la cui speranza per la sua grazia feci
la detta impresa, più che per la mia povera scienza. E così negli anni MCCC
tornato da Roma, cominciai a compilare questo libro a reverenza di Dio e del
beato Giovanni, e commendazione della nostra città di Firenze.
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