XL
Come il cardinale d'Acquasparta venne per legato del papa per
racconciare Firenze, e non lo potéo fare.
Per le sopradette novitadi e sette di parte bianca e nera, i capitani
della parte guelfa e il loro consiglio, temendo che per le dette sette e brighe
parte ghibellina non esaltasse in Firenze, che sotto titolo di buono reggimento
già ne facea il sembiante, e molti Ghibellini tenuti buoni uomini erano
cominciati a mettere in su gli ufici, e ancora quegli che teneano parte nera,
per ricoverare loro stato, sì mandarono ambasciadori a corte a papa Bonifazio a
pregarlo che per bene della cittade e di parte di Chiesa vi mettesse consiglio.
Per la qual cosa incontanente il papa fece legato a·cciò seguire frate Matteo
d'Acquasparta, suo cardinale Portuense, dell'ordine de' minori, e mandollo a
Firenze, il quale giunse in Firenze del seguente mese di giugno del detto anno
MCCC, e da' Fiorentini fu ricevuto a grande onore. E lui riposato in Firenze,
richiese balìa al Comune di pacificare insieme i Fiorentini; e per levare via
le dette parti bianca e nera volle riformare la terra, e raccomunare gli ufici,
e quegli dell'una parte e dell'altra ch'erano degni d'essere priori mettere in
sacchetti a sesto a sesto, e trargli di due in due mesi, come venisse la
ventura; che per le gelosie de le parti e sette incominciate non si facea
lezione de' priori per le capitudini dell'arti, che quasi la città non si
commovesse a sobuglio, e talora con grande apparecchiamento d'arme. Quegli
della parte bianca che guidavano la signoria de la terra, per tema di non
perdere loro stato e d'essere ingannati dal papa e dal legato per la detta
riformazione, presono il peggiore consiglio e non vollono ubbidire; per la qual
cosa il detto legato prese isdegno, e tornossi a corte, e lasciò la città di
Firenze scomunicata e interdetta.
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