XLII
Di quello medesimo.
Essendo la città di Firenze in tanto bollore e pericoli di sette e di
nimistà, onde molto sovente la terra era a romore e ad arme, messer Corso
Donati, Ispini, Pazzi, e parte de' Tosinghi, e Cavicciuli, e loro seguaci,
grandi e popolani di loro setta di parte nera, co' capitani di parte guelfa
ch'allora erano al loro senno e volere si raunarono nella chiesa di Santa
Trinita, e ivi feciono consiglio e congiura di mandare ambasciadori a corte a
papa Bonifazio, acciò che commovesse alcuno signore della casa di Francia, che
gli rimettesse in istato, e abattesse il popolo e parte bianca, e in ciò
spendere ciò che potessono fare; e così misono a seguizione; onde sappiendosi
per la città per alcuna spirazione, il Comune e 'l popolo si turbò forte, e
fune fatta inquisizione per la signoria, onde messer Corso Donati che n'era
capo fu condannato nell'avere e persona, e gli altri caporali che furono a·cciò
in più di XXm libbre, e pagarle. E ciò fatto, furono mandati a' confini
Sinibaldo fratello di messer Corso, e de' suoi, e messer Rosso, e messer
Rossellino della Tosa, e degli altri loro consorti; e messer Giachinotto e
messer Pazzino de' Pazzi e di loro giovani, e messer Geri Spini e de' suoi al
castello della Pieve. E per levare ogni sospetto il popolo mandò i caporali
dell'altra parte a' confini a Serrezzano: ciò fu messer Gentile, e messer
Torrigiano, e Carbone de' Cerchi, e di loro consorti, Baschiera de la Tosa e
de' suoi, Baldinaccio degli Adimari e de' suoi, Naldo de' Gherardini e de' suoi,
Guido Cavalcanti e de' suoi, e Giovanni Giacotti Malespini. Ma questa parte vi
stette meno a' confini, che furono revocati per lo 'nfermo luogo, e tornonne
malato Guido Cavalcanti, onde morìo, e di lui fue grande dammaggio, perciò
ch'era come filosafo, virtudioso uomo in più cose, se non ch'era troppo tenero
e stizzoso. In questo modo si guidava la nostra città fortuneggiando.
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