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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro nono
      • LVII               Di quale lignaggio furono i presenti conti e signori di Fiandra.
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LVII

 

           

Di quale lignaggio furono i presenti conti e signori di Fiandra.

           

Dapoi ch'avemo innarrato le grandi novità e battaglie cominciate tra 'l re di Francia e 'l conte di Fiandra e' suoi, e seguiranno appresso per gli tempi, ne pare convenevole di raccontare dell'esser e legnaggio de' detti conti, però che feciono grandi cose, e di loro furono valenti signori. Questi conti non sono per lignaggio mascolino dello stocco degli antichi conti di Fiandra, onde fue il buono primo imperadore Baldovino che conquistò Gostantinopoli, e 'l valente conte Ferrante, il quale si combatté collo imperadore Otto insieme col buono re Filippo il Bornio, come adietro facemmo menzione; e fu suo non solamente Fiandra, ma la contea d'Analdo, e Vermandois, e Tiracia infino presso a Compigno. E quegli primi conti portarono l'arme agheronata gialla e nera; ma questi d'oggi ne nacquero per femmina in questo modo. Quando morì il detto conte Ferrante, di lui non rimase figliuolo maschio, ma solo una piccola figlia femmina chiamata Margherita. Questa rimase a guardia e tuteria d'uno savio cherico, ch'avea nome messer Gian d'Avenes, figliuolo del signore di Don piero in Borgogna, overo Campagna, e per suo senno avea guidato il conte Ferrante e tutto il suo paese. Questi ritenne la signoria per la fanciulla; e quand'ella fue in età, si giacque co·llei, e ebbene uno figliuolo chiamato Gianni; e per coprire la vergogna di lui e della damigella lasciòe la chericia, e sposò la contessa Margherita a moglie, e poi n'ebbe uno figliuolo, e questi fue il presente valente e buono Guido conte di Fiandra; e poco apresso morìo messer Gian d'Avenes, e rimase la detta contessa Margherita co' detti due suoi figliuoli, e non riprese marito; e guidava molto saviamente sua terra e paese, e quando bisognò, andò in arme com'uno cavaliere, e fu molto savia e ridottata donna, e fece molte buone leggi e costume in Fiandra che ancora s'oservano. Avenne, quando Gianni e Guido suoi figliuoli furono cavalieri, ciascuno volea esser conte di Fiandra, onde piato ne nacque ne la corte del re di Francia, e convenne ne fosse sentenzia; e citata la contessa Margherita al giudicio innanzi al re, disse che Guido era degno d'essere conte di Fiandra, però ch'egli era nato di matrimonio, e Gianni no; onde crucciato Gianni, ch'era il maggiore, inanzi al re di Francia e suo consiglio in presenza della madre disse: “Dunque sono io figliuolo della più ricca puttana del mondo?”. La contessa, come savia, si gabbò delle parole, e rispuose a Gianni: “Io non ti posso torre Analdo di tuo retaggio, ma io ti voglio torre che a la tua arme, ch'è il campo ad oro e leone nero, a·leone tu non facci mai unghionilingua, perché la tua è stata villana; e Guido voglio il porti tutto intero”. E così fu giudicato e confermato per lo re di Francia e per gli dodici peri. Onde di messer Gianni sono discesi i conti d'Analdo, e di messer Guido conte di Fiandra messere Ruberto di Bettona, e messer Guiglielmo e messer Filippo della sua prima donna avogada di Bettona; e della seconda donna figliuola del conte di Luzzimborgo e contessa di Namurro, la quale contea fece comperare per gli figliuoli al conte di Fiandra, sì nacquero messer Gianni conte di Namurro, e il buono messer Guidone, e messer Arrigo di Fiandra; del quale Guidone la nostra storia ha parlato ne la detta sconfitta di Coltrai, e parlerà ancora in più parti di loro prodezze e valentie, e però ne paiono degni di loro nazione avere voluto fare memoria.

 




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