LXIII
Come il re di Francia fece prendere papa Bonifazio in Anagna a Sciarra
della Colonna, onde morì il detto papa pochi dì appresso.
Dopo la detta discordia nata tra papa Bonifazio e il re Filippo di
Francia ciascuno di loro procacciò d'abattere l'uno l'altro per ogni via e modo
che potesse: il papa d'agravare il re di Francia di scomuniche e altri processi
per privarlo del reame; e con questo favorava i Fiamminghi suoi ribelli, e
tenea trattato col re Alberto della Magna, e studiandolo che passasse a Roma
per la benedizione imperiale, e per fare levare il regno al re Carlo suo
consorto, e al re di Francia fare muovere guerra a' confini di suo reame da la
parte d'Alamagna. Lo re di Francia da l'altra parte non dormia, ma con grande
sollecitudine, e consiglio di Stefano della Colonna e d'altri savi Italiani e
di suo reame, mandò uno messer Guiglielmo di Lungreto di Proenza, savio cherico
e sottile, con messer Musciatto de' Franzesi in Toscana, forniti di molti
danari contanti, e a ricevere da la compagnia de' Peruzzi, allora suoi
mercatanti, quanti danari bisognasse, non sappiendo eglino perché. E arrivati
al castello di Staggia, ch'era del detto messere Musciatto, ivi stettono più
tempo, mandando ambasciadori, e messi, e lettere, e faccendo venire le genti
a·lloro di sagreto, faccendo intendente al palese che v'erano per trattare
accordo dal papa al re di Francia, e perciò aveano la detta moneta recata: e
sotto questo colore menarono il trattato segreto di fare pigliare in Anagna
papa Bonifazio, ispendendone molta moneta, corrompendo i baroni del paese e'
cittadini d'Anagna; e come fu trattato venne fatto: che essendo papa Bonifazio
co' suoi cardinali e con tutta la corte ne la città d'Anagna in Campagna,
ond'era nato e in casa sua, non pensando né sentendo questo trattato, né
prendendosi guardia, e s'alcuna cosa ne sentì, per suo grande cuore il mise a
non calere, o forse, come piacque a Dio, per gli suoi grandi peccati, del mese
di settembre MCCCIII, Sciarra della Colonna con genti a cavallo in numero di
CCC, e a piè di sua amistà assai, soldata de' danari del re di Francia, colla
forza de' signori da Ceccano, e da Supino, e d'altri baroni di Campagna, e de'
figliuoli di messer Maffio d'Anagna, e dissesi co l'assento d'alcuno de'
cardinali che teneano al trattato, e una mattina per tempo entrò in Anagna
colle insegne e bandiere del re di Francia, gridando: “Muoia papa Bonifazio, e
viva il re di Francia!”; e corsono la terra sanza contasto niuno, anzi quasi
tutto lo 'ngrato popolo d'Anagna seguì le bandiere e la rubellazione; e giunti
al palazzo papale, sanza riparo vi saliro e preso lo palazzo, però che 'l
presente assalto fu improviso al papa e a' suoi, e non prendeano guardia. Papa
Bonifazio sentendo il romore, e veggendosi abandonato da tutti i cardinali,
fuggiti e nascosi per paura o chi da mala parte, e quasi da' più de' suoi
famigliari, e veggendo che' suoi nimici aveano presa la terra e il palazzo ove
egli era, si cusò morto, ma come magnanimo e valente, disse: “Da che per
tradimento, come Gesù Cristo, voglio esser preso e mi conviene morire, almeno
voglio morire come papa”; e di presente si fece parare dell'amanto di san
Piero, e colla corona di Gostantino in capo, e colle chiavi e croce in mano, in
su la sedia papale si puose a sedere. E giunto a·llui Sciarra e gli altri suoi
nimici, con villane parole lo scherniro, e arrestarono lui e la sua famiglia,
che co·llui erano rimasi: intra gli altri lo schernì messer Guiglielmo di
Lunghereto, che per lo re di Francia avea menato il trattato, dond'era preso, e
minacciollo di menarlo legato a Leone sopra Rodano, e quivi in generale
concilio il farebbe disporre e condannare. Il magnanimo papa gli rispuose
ch'era contento d'essere condannato e disposto per gli paterini com'era egli, e
'l padre e·lla madre arsi per paterini; onde messer Guiglielmo rimase confuso e
vergognato. Ma poi, come piacque a Dio, per conservare la santa dignità papale,
niuno ebbe ardire o non piacque loro di porgli mano adosso, ma lasciarlo parato
sotto cortese guardia, e intesono a rubare il tesoro del papa e della Chiesa.
In questo dolore, vergogna e tormento istette il valente papa Bonifazio preso
per gli suoi nimici per III dì; ma come Cristo al terzo dì risucitò, così piacque
a·llui che papa Bonifazio fosse dilibero, che sanza priego o altro procaccio,
se non per opera divina, il popolo d'Anagna raveduti del loro errore, e usciti
de la loro cieca ingratitudine, subitamente si levaro a l'arme, gridando: “Viva
il papa, e muoiano i traditori!”; e correndo la terra ne cacciarono Sciarra
della Colonna e' suoi seguaci, con danno di loro di presi e de' morti, e
liberato il papa e sua famiglia. Papa Bonifazio vedendosi libero e cacciati i
suoi nimici, per ciò non si rallegrò niente, però ch'avea conceputo e addurato
nell'animo il dolore della sua aversità: incontanente si partì d'Anagna con
tutta la corte, e venne a Roma a Santo Pietro per fare concilio, con
intendimento di sua offesa e di santa Chiesa fare grandissima vendetta contra il
re di Francia, e chi offeso l'avea; ma come piacque a Dio, il dolore impetrato
nel cuore di papa Bonifazio per la 'ngiuria ricevuta gli surse, giunto in Roma,
diversa malatia, che tutto si rodea come rabbioso, e in questo stato passò di
questa vita a dì XII d'ottobre, gli anni di Cristo MCCCIII, e nella chiesa di
San Piero a l'entrare delle porte, in una ricca cappella fattasi fare a sua
vita, onorevolemente fue soppellito.
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