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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro nono
      • LXIV               Ancora diremo de' morali ch'ebbe in sé papa Bonifazio.
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LXIV

 

           

Ancora diremo de' morali ch'ebbe in sé papa Bonifazio.

           

Questo papa Bonifazio fu savissimo di scrittura e di senno naturale, e uomo molto aveduto e pratico, e di grande conoscenza e memoria; molto fu altiero, e superbo, e crudele contro a' suoi nimici e aversari, e fue di grande cuore, e molto temuto da tutta gente, e alzò e agrandì molto lo stato e ragioni di santa Chiesa, e fece fare a messer Guiglielmo da Bergamo, e a messer Ricciardo di Siena cardinali, e a messer Dino Rosoni di Mugello, sommi maestri in legge e decretali, e egli co·lloro insieme, ch'era grande maestro in decreto e in divinità, il sesto libro delle decretali, il quale è quasi lume di tutte le leggi e decreti. Magnanimo e largo fu a gente che gli piacesse, e che fossono valorosi, vago molto della pompa mondana secondo suo stato, e fu molto pecunioso, non guardandofaccendosi grandestretta coscienza d'ogni guadagno, per agrandire la Chiesa e' suoi nipoti. Fece al suo tempo più cardinali suoi amici e confidenti, intra gli altri due suoi nipoti molto giovani, e uno suo zio fratello che fue della madre, e XX tra vescovi e arcivescovi suoi parenti e amici della piccola città d'Anagna di ricchi vescovadi, e l'altro suo nipote e' figliuoli, ch'erano conti, come adietro facemmo menzione, lasciò loro quasi infinito tesoro; e dopo la morte di papa Bonifazio loro zio furono franchi e valenti in guerra, faccendo vendetta di tutti i loro vicini e nimici, ch'aveano tradito e offeso a papa Bonifazio, spendendo largamente, e tegnendo al loro propio soldo CCC buoni cavalieri catalani, per la cui forza domarono quasi tutta Campagna e terra di Roma. E se papa Bonifazio vivendo avesse creduto che fossono così pro' d'arme e valorosi in guerra, di certo gli avrebbe fatti re o gran signori. E nota che quando papa Bonifazio fu preso la novella fu mandata al re di Francia per più corrieri in pochi giorni, per grande allegrezza, e capitando i primi corrieri ad Ansiona di da la montagna di Briga, il vescovo d'Ansiona, il quale allora era uomo d'onesta e santa vita, udendo la novella quasi stupì, istando uno pezzo in silenzio contemplando, per l'amirazione che gli parve della presura del papa, e tornando in sé, disse palese dinanzi a più buona gente: “Il re di Francia farà di questa novella grande allegrezza, ma i' ho per ispirazione divina che per questo peccato n'è condannato da Dio; e grandi e diversi pericoli e aversità con vergogna di lui e di suo lignaggio gli averranno assai tosto; e egli e' figliuoli rimarranno diretati del reame”. E questo sapemmo poco tempo appresso passando per Ansiona da persone degne di fede che vi furono presenti a udire. La quale sentenzia fu profezia in tutte le sue parti, come appresso per gli tempi, raccontando de' fatti del detto re di Francia e de' figliuoli, si potrà trovare il vero. E nonn-è da maravigliare della sentenzia di Dio, che, con tutto che papa Bonifazio fosse più mondano che non richiedea alla sua dignità, e fatte avea assai delle cose a dispiacere di Dio, Idio fece pulire lui per lo modo che detto avemo, e poi l'offenditore di lui pulì, non tanto per l'offesa della persona di papa Bonifazio, ma per lo peccato commesso contro a la maestà divina, il cui cospetto rappresentava in terra. Lasceremo di questa materia, ch'ha avuto sua fine, e torneremo alquanto adietro a raccontare de' fatti di Firenze e di Toscana, che furono ne' detti tempi assai grandi.

 




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