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Come cadde il ponte alla Carraia, e morivvi molta gente.
In questo medesimo tempo che 'l cardinale da Prato era in Firenze, ed era
in amore del popolo e de' cittadini, sperando che mettesse buona pace
tra·lloro, per lo calen di maggio MCCCIIII, come al buono tempo passato del
tranquillo e buono stato di Firenze, s'usavano le compagnie e brigate di
sollazzi per la cittade, per fare allegrezza e festa, si rinnovarono e
fecionsene in più parti de la città, a gara l'una contrada dell'altra, ciascuno
chi meglio sapea e potea. Infra l'altre, come per antico aveano per costume
quegli di borgo San Friano di fare più nuovi e diversi giuochi, sì mandarono un
bando che chiunque volesse sapere novelle dell'altro mondo dovesse essere il dì
di calen di maggio in su 'l ponte alla Carraia, e d'intorno a l'Arno; e
ordinarono in Arno sopra barche e navicelle palchi, e fecionvi la somiglianza e
figura dello 'nferno con fuochi e altre pene e martori, e uomini contrafatti a
demonia, orriboli a vedere, e altri i quali aveano figure d'anime ignude, che
pareano persone, e mettevangli in quegli diversi tormenti con grandissime
grida, e strida, e tempesta, la quale parea idiosa e spaventevole a udire e a
vedere; e per lo nuovo giuoco vi trassono a vedere molti cittadini; e 'l ponte
alla Carraia, il quale era allora di legname da pila a pila, si caricò sì di
gente che rovinò in più parti, e cadde colla gente che v'era suso; onde molte
genti vi morirono e annegarono, e molti se ne guastarono le persone, sì che il
giuoco da beffe avenne col vero, e com'era ito il bando, molti n'andarono per
morte a sapere novelle dell'altro mondo, con grande pianto e dolore a tutta la
cittade, che ciascuno vi credea avere perduto il figliuolo o 'l fratello; e fu
questo segno del futuro danno che in corto tempo dovea venire a la nostra
cittade per lo soperchio delle peccata de' cittadini, sì come appresso faremo
menzione.
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