LXXVIII
Come lo re di Francia sconfisse i Fiaminghi a Monsimpeveri.
Ne la detta state, innanzi la sopradetta sconfitta di messere Guido di
Fiandra, i Fiaminghi sentendo la venuta del re di Francia facea sopra loro,
feciono grande apparecchiamento d'oste, e furono più di LXm, e co' loro signori
e capitani, messer Filippo di Fiandra, e messer Gianni conte di Namurro, e
messer Arrigo suo fratello, e messer Guiglielmo di Giulieri, cogli altri baroni
di Fiandra, e di Namurro, e d'Alamagna, e altri loro amici vennero co·lloro
oste a Lilla e a le frontiere per contradiare al re e a sua gente l'entrata in
Fiandra. La gente del re vegnendo da la parte di Tornai, feciono una grande
punga al passo del ponte a Guandino in su la Liscia per passare il fiume, e
fuvi morto il valente cavaliere messer Gianni Buttafuoco di que' di Gianville
con più altri cavalieri franceschi, ma a la fine i Franceschi furono vincitori
del passo, e valicò il re con tutta sua oste, e acampossi tra Lilla e Doagio
nella valle del luogo detto Monsimpevero. I signori di Fiandra co·lloro oste
scesono di Monsimpevero ov'erano acampati, e stesono loro alberghi e tende, e
acamparsi nella piaggia sanza dirizzare tende o trabacche, con intenzione di
venire a la battaglia incontanente, per le novelle ch'aveano già della
sconfitta d'Isilanda di messer Guido; e puosonsi a la rincontra del re di
Francia e di sua oste, e scesono tutti a piè, chi avea cavallo, apparecchiati
di combattere; e aveano tanto carreggio, che di loro carri per loro fortezza e
sicurtade si chiusono intorno intorno tutta loro oste, che girava più di III
miglia, e lasciarono al campo V uscite. Ma intanto feciono mala capitaneria di
guerra, che quando istesono i loro padiglioni e trabacche levandosi dal poggio
di Monsimpeveri, tutto torciarono e caricarono co' loro arnesa e vittuaglia in
su le loro carra, e quasi eglino medesimi s'assediarono e aseccarono; onde i
Franceschi assalendogli al continuo in quella giornata con XIIII battaglie, ciò
sono schiere, ch'aveano fatte di loro cavalleria, che di ciascuna era guidatore
e capitano uno de' maggiori signori di Francia, tegnendoli a badalucchi e
agirandogli d'intorno co·lloro schiere ordinate, sonando trombe e nacchere al
continuo, molto gli affannavano; e eglino rinchiusi nel carrino, poco si
poteano aiutare e offendere i Franceschi. E oltre a questo, faccendo venire i
Franceschi i loro pedoni, e spezialmente i bidali, ciò sono Navarresi,
Guasconi, e Provenzali, e con altri di Linguadoco, leggeri d'arme, con balestra
e co' loro dardi e giavellotti a fusone, e con pietre pugnerecce conce a
scarpelli a Tornai, onde il re avea fatti venire in su più carra, assaliro il
carreggio de' Fiaminghi, e in più parti lo 'ntorniaro e rubaro, e istando in
su' carri de' Fiaminghi saettando e gittando pietre e dardi alle schiere, onde
molto forte affriggeano il popolo di Fiandra; e massimamente perché 'l tempo
era caldissimo, e il fornimento di bere e di mangiare di Fiaminghi, che poco
possono stare digiuni, era loro malagevole, e non ordinato da potere avere,
però ch'era in su' carri, onde molto furono confusi. E stando in questo
tormento infino presso al vespro, non potendo più durare, quasi come disperati
di salute, alquanti di loro co' loro signori e capitani ordinarono d'uscire
della bastita de' carri, e assalire l'oste de' Franceschi; e il buono messer
Guiglielmo di Giulleri con certi eletti di Bruggia e del Franco di Bruggia fue
una schiera, e messer Filippo di Fiandra con certi di quegli di Guanto e del
paese un'altra schiera, e messer Gianni conte di Namurro con certi di quegli
d'Ipro e de la marina furono un'altra schiera. E subitamente, non prendendosi
guardia di ciò i Franceschi, uscirono a uno segno e grido del loro campo da tre
parti, con gran furia e romore assalendo i Franceschi; e fue sì grande e forte
l'assalto de' Fiaminghi, che messer Carlo di Valos, e il conte di San Polo, e
più altre schiere furono rotte, e misonsi in volta. In buono messer Guiglielmo
di Giulleri con que' di Bruggia e del Franco se n'andarono diritto al
padiglione e logge del re di Francia con sì gran furia, uccidendo chiunque si
parava loro innanzi, sì che non ebbono quasi nullo contrasto; sì furono al
padiglione del re, trovando gli arosti e la vivanda della cena de' Franceschi a
fuoco, e quelle tutte rubaro e mangiarono, e andando cercando la persona del
re, il trovarono isproveduto e quasi disarmato, a piè, che indosso non avea
arme, se non uno ghiazzerino; e perché nol trovarono coll'armi reali indosso,
nol conobbono, che di certo morto l'avrebbono, che n'aveano il podere, e
avrebbono finita la loro guerra, se Idio l'avesse asentito; e pur così
sconosciuto, ebbe lo re troppo affare a montare a cavallo; e furongli morti a'
piè parecchi grandi borgesi di Parigi, ch'aveano l'uficio di metterlo a
cavallo. Ma come fu montato, cominciò a sgridare i suoi e dare loro conforto, e
di suo corpo fare maraviglie d'arme, come quegli ch'era forte, e di fazzione di
corpo il meglio fornito che nullo Cristiano che al suo tempo vivesse; sicché in
poca d'ora ebbe sì riscosso da' nemici, e messigli in volta, e ricoverato il
campo. E messer Carlo suo fratello e gli altri baroni che co·lloro schiere de'
cavalieri fuggieno, sentendo che il re con sua schiera tenea campo, tornaro
adietro e ingrossaro la battaglia del re, e fu sì possente, che mise in rotta e
in isconfitta i Fiamminghi. E in quella punga rimase morto il buono messer
Guiglielmo di Giulieri con più cavalieri, e baroni, e buoni borgesi ch'erano
co·llui, ma non sanza grande dammaggio de' Franceschi, e che in quello assalto
morìo il conte d'Alzurro, e 'l conte di Sansurro, e messer Gianni figliuolo del
duca di Borgogna, e più altri baroni e cavalieri in quantità di MD e più, e di
Fiaminghi vi rimasono morti più di VIm, e lasciaro tutto il loro carrino e
arnese; e durò l'aspra battaglia infino a la notte con torchi accesi. E di
certo per virtù solo della persona del re i Franceschi vinsono e ebbono
vittoria della detta battaglia: e messer Filippo di Fiandra con gran parte de'
Fiaminghi si fuggiro, e ricoverarono la notte in Lilla, e messer Gian di
Namurro e messer Arrigo suo fratello fuggirono la notte a Ipro, e rimaso lo re
co' Franceschi vincitori in su 'l campo. L'altro dì appresso ordinò che'
Franceschi morti fossono soppelliti, e così fu fatto in una badia la quale è
ivi di costa al piano ove fu la battaglia, e fece decreto e gridare sotto pena
del cuore e d'avere ch'a nullo corpo de' Fiaminghi fosse data sepoltura, ad
asemplo e perpetuale memoria. E io scrittore ciò posso testimoniare di vero,
che a pochi dì appresso fui in su 'l campo dove fue la battaglia, e vidi tutti
i corpi morti ancora non intaminati. E la detta battaglia fu all'uscita del
mese di settembre, gli anni di Cristo MCCCIIII.
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