LXXIX
Come poco appresso la sconfitta di Monsimpevero i Fiaminghi tornaro
per combattere col re di Francia, e ebbono buona pace.
L'altro dì appresso che 'l re di Francia ebbe la vittoria de' Fiaminghi
sì si partì di quello luogo ove fue la battaglia, e con tutta sua oste si puose
all'asedio a la terra di Lilla, ov'era rinchiuso e rimaso messer Filippo di
Fiandra con certa buona gente d'arme per difendere la terra; e quella tutta
circundata, sì che nullo ne potea uscire né entrare; e girava l'oste del re più
di VI miglia, e fece rizzare molti difici e torri di legname per combattere la
terra e 'l castello, il quale era molto forte e bello, fatto per lo re a la
prima guerra; e di certo sanza lungo dimoro si credea lo re avere la villa e 'l
castello per forza o per fame. In questo stante avenne grande maraviglia, e
bene da farne nota e ricordanza; che tornato messer Gianni di Namurro a
Bruggia, e richesti quelli del paese al soccorso di Lilla, non isbigottiti né
ispaurati de le due grandi sconfitte ricevute così di corto a Sirisea in mare
né a Monsimpevero, ma con grande ardire e buono volere tutti quelli del paese
lasciando ogni loro arte e mestiere s'apparecchiarono di venire a l'oste; e in
tre settimane dopo la sconfitta ebbono rifatti i padiglioni e trabacche; e chi
non ebbe panno lino, sì le fece di buone bianche d'Ipro e di Guanto. E raunaro
di tutto il paese il carreggio e tutti i fornimenti d'oste, e armossi
nobilemente, e tutti per compagnie d'arti e di mestieri, con soprasberghe nuove
di fini drappi divisata l'una compagnia da l'altra; e furono bene Lm d'uomini
d'arme, e tutti si giurarono insieme di mai non tornare a·lloro casa, ch'egli
avrebbono buona pace dal re, o di combattersi co·llui e con sua gente, però che
meglio amavano di morire a la battaglia che vivere in servaggio. E così caldi e
disperati ne vennero al ponte a Guarestona sopra la Liscia presso di Lilla, e
acamparsi incontro all'oste del re di Francia; e per loro araldi (ciò sono
uomini di corte) feciono richiedere lo re di battaglia. Quando lo re vide
venuto così grande esercito de' Fiaminghi in così poco di tempo, e così
disposti a battaglia, si maravigliò molto, e temette forte, avendo assaggiato a
Monsimpevero la loro disperata furia; e richiese suo consiglio de' suoi baroni,
de' quali non v'ebbe niuno sì ardito che non avesse temenza, dicendo al re:
“Bene che Idio ci desse di loro la vittoria, non sarebbe sanza grande pericolo
de la nostra gente e cara baronia, però che si combatteranno come gente
disperata”. Per la qual cosa il duca di Brabante, ch'era venuto come mezzano
nell'oste del re col conte di Savoia insieme, si tramisono d'acordo e pace dal
re e' Fiamminghi; e come piacque a·dDio, e per la tema de' Franceschi, la pace
fue fatta e confermata in questo modo: che' Fiaminghi rimarrebbono in loro
franchigia e libertà per lo modo antico e consueto, e ch'eglino riavrebbono i
loro signori liberi delle carcere de·re di Francia, ciò era messer Ruberto di
Bettona primogenito del conte Guido di Fiandra, e che succedea a essere conte,
e messer Guiglielmo di Fiandra, e messer Guido di Namurro suoi fratelli, e più
altri baroni e cavalieri e borgesi fiaminghi presi; e che il re ristituirebbe
al conte d'Universa, figliuolo del detto messere Ruberto conte di Fiandra, la contea
d'Universa e quella di Rastrello, le quali il re di Francia per la guerra gli
avea tolte e levate. D'altra parte i Fiaminghi, per patti della pace e amenda
al re, lasciavano a queto tutta la parte di Fiandra dal fiume della Liscia
verso Francia che parlano piccardo, cioè Lilla, Doai, e Orci, e Bettona, con
più villette; e oltre a·cciò pagare al re in certi termini libbre CCm di buoni
parigini. E così fu giurata e promessa, e messa a seguizione, e in questo modo
ebbe fine la dura e aspra guerra da·re di Francia a' Fiaminghi. Lasceremo di
questa materia, ch'hae avuto suo fine, e torneremo a nostra, a dire de' fatti
d'Italia e de la nostra città di Firenze, ch'assai novità vi furono in questi
tempi. E prima de la morte di papa Benedetto, e di quelli che succedette
appresso.
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