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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro nono
      • LXXIX               Come poco appresso la sconfitta di Monsimpevero i Fiaminghi tornaro per combattere col re di Francia, e ebbono buona pace.
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LXXIX

 

           

Come poco appresso la sconfitta di Monsimpevero i Fiaminghi tornaro per combattere col re di Francia, e ebbono buona pace.

           

L'altro appresso che 'l re di Francia ebbe la vittoria de' Fiaminghi sì si partì di quello luogo ove fue la battaglia, e con tutta sua oste si puose all'asedio a la terra di Lilla, ov'era rinchiuso e rimaso messer Filippo di Fiandra con certa buona gente d'arme per difendere la terra; e quella tutta circundata, sì che nullo ne potea uscireentrare; e girava l'oste del re più di VI miglia, e fece rizzare molti difici e torri di legname per combattere la terra e 'l castello, il quale era molto forte e bello, fatto per lo re a la prima guerra; e di certo sanza lungo dimoro si credea lo re avere la villa e 'l castello per forza o per fame. In questo stante avenne grande maraviglia, e bene da farne nota e ricordanza; che tornato messer Gianni di Namurro a Bruggia, e richesti quelli del paese al soccorso di Lilla, non isbigottitiispaurati de le due grandi sconfitte ricevute così di corto a Sirisea in mare né a Monsimpevero, ma con grande ardire e buono volere tutti quelli del paese lasciando ogni loro arte e mestiere s'apparecchiarono di venire a l'oste; e in tre settimane dopo la sconfitta ebbono rifatti i padiglioni e trabacche; e chi non ebbe panno lino, sì le fece di buone bianche d'Ipro e di Guanto. E raunaro di tutto il paese il carreggio e tutti i fornimenti d'oste, e armossi nobilemente, e tutti per compagnie d'arti e di mestieri, con soprasberghe nuove di fini drappi divisata l'una compagnia da l'altra; e furono bene Lm d'uomini d'arme, e tutti si giurarono insieme di mai non tornarelloro casa, ch'egli avrebbono buona pace dal re, o di combattersi co·llui e con sua gente, però che meglio amavano di morire a la battaglia che vivere in servaggio. E così caldi e disperati ne vennero al ponte a Guarestona sopra la Liscia presso di Lilla, e acamparsi incontro all'oste del re di Francia; e per loro araldi (ciò sono uomini di corte) feciono richiedere lo re di battaglia. Quando lo re vide venuto così grande esercito de' Fiaminghi in così poco di tempo, e così disposti a battaglia, si maravigliò molto, e temette forte, avendo assaggiato a Monsimpevero la loro disperata furia; e richiese suo consiglio de' suoi baroni, de' quali non v'ebbe niuno sì ardito che non avesse temenza, dicendo al re: “Bene che Idio ci desse di loro la vittoria, non sarebbe sanza grande pericolo de la nostra gente e cara baronia, però che si combatteranno come gente disperata”. Per la qual cosa il duca di Brabante, ch'era venuto come mezzano nell'oste del re col conte di Savoia insieme, si tramisono d'acordo e pace dal re e' Fiamminghi; e come piacquedDio, e per la tema de' Franceschi, la pace fue fatta e confermata in questo modo: che' Fiaminghi rimarrebbono in loro franchigia e libertà per lo modo antico e consueto, e ch'eglino riavrebbono i loro signori liberi delle carcere de·re di Francia, ciò era messer Ruberto di Bettona primogenito del conte Guido di Fiandra, e che succedea a essere conte, e messer Guiglielmo di Fiandra, e messer Guido di Namurro suoi fratelli, e più altri baroni e cavalieri e borgesi fiaminghi presi; e che il re ristituirebbe al conte d'Universa, figliuolo del detto messere Ruberto conte di Fiandra, la contea d'Universa e quella di Rastrello, le quali il re di Francia per la guerra gli avea tolte e levate. D'altra parte i Fiaminghi, per patti della pace e amenda al re, lasciavano a queto tutta la parte di Fiandra dal fiume della Liscia verso Francia che parlano piccardo, cioè Lilla, Doai, e Orci, e Bettona, con più villette; e oltre a·cciò pagare al re in certi termini libbre CCm di buoni parigini. E così fu giurata e promessa, e messa a seguizione, e in questo modo ebbe fine la dura e aspra guerra da·re di Francia a' Fiaminghi. Lasceremo di questa materia, ch'hae avuto suo fine, e torneremo a nostra, a dire de' fatti d'Italia e de la nostra città di Firenze, ch'assai novità vi furono in questi tempi. E prima de la morte di papa Benedetto, e di quelli che succedette appresso.

 




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