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Come morì papa Benedetto, e de la nuova lezione di papa Clemento
quinto.
Negli anni di Cristo MCCCIIII, a dì XXVII del mese di luglio, morì papa
Benedetto nella città di Perugia, e dissesi di veleno; che stando egli a sua
mensa a mangiare, gli venne uno giovane vestito e velato in abito di femmina
servigiale delle monache di Santa Petornella di Perugia, con un bacino
d'argento, iv'entro molti begli fichi fiori, e presentogli al papa da parte
della badessa di quello monestero sua devota. Il papa gli ricevette a gran
festa, e perché gli mangiava volentieri, e sanza farne fare saggio, perch'era
presentato da femmina, ne mangiò assai, onde incontanente cadde malato, e in
pochi dì morìo, e fu soppellito a grande onore a' frati predicatori, ch'era di
quello ordine, in Santo Arcolano di Perugia. Questi fue buono uomo, e onesto e
giusto, e di santa e religiosa vita, e avea voglia di fare ogni bene, e per
invidia di certi de' suoi frati cardinali, si disse, il feciono per lo detto
modo morire; onde Idio ne rendé loro, se colpa v'ebbono, assai in brieve giusta
e aperta vendetta, come si mostrerrà appresso. Ché dopo la morte del detto papa
nacque scisma, e fue grande discordia infra 'l collegio de' cardinali d'eleggere
papa, e per loro sette erano divisi in due parti quasi iguali; dell'una era
capo messere Matteo Rosso degli Orsini con messer Francesco Guatani nipote che
fu di papa Bonifazio, e dell'altra erano caporali messer Nepoleone degli Orsini
dal Monte e 'l cardinale da Prato, per rimettere i loro parenti e amici
Colonnesi inn-istato, e erano amici del re di Francia, e pendeano in animo
ghibellino. E essendo stati per tempo di più di nove mesi rinchiusi e costretti
per gli Perugini perché chiamassono papa, e non poteano avere concordia, a la
fine trovandosi il cardinale da Prato con messer Francesco cardinale de'
Guatani in segreto luogo, disse: “Noi facciamo grande male e guastamento della
Chiesa a non chiamare papa”. E messer Francesco disse: “E non rimane per me”.
Quello da Prato rispuose: “E s'io ci trovassi buono mezzo, saresti contento?”.
Rispuose di sì; e così ragionando insieme vennero a questa concordia, per
industria e sagacità del cardinale da Prato, trattando col detto messer
Francesco Guatani in questo modo gli diede il partito che l'uno collegio per
levare ogni sospetto eleggesse tre oltramontani, sofficienti uomini al papato,
cui a·lloro piacesse, e l'altro collegio infra XL dì prendesse l'uno di que'
tre, cui a·lloro piacesse, e quegli fosse papa. Per la parte di messer
Francesco Guatani fu preso di fare la lezione, credendosi prendere il
vantaggio, e elesse tre arcivescovi oltramontani, fatti e criati per papa
Bonifazio suo zio, molto suoi amici e confidenti, e nemici del re di Francia
loro aversaro, confidandosi, che l'altra parte prendesse, d'avere papa a·lloro
senno e loro amico; infra quegli tre fu l'arcivescovo di Bordello il primo più
confidente. Il savio e proveduto cardinale da Prato si pensò che meglio si
potea fornire il loro intendimento a prendere messer Ramondo del Gotto
arcivescovo di Bordello, che nullo degli altri, con tutto che fosse creatura
del papa Bonifazio, e non amico del re di Francia, per offese fatte a' suoi
nella guerra di Guascogna per messer Carlo di Valos; ma conoscendolo uomo vago
d'onore e di signoria, e ch'era Guascone, che naturalmente sono cupidi, che di
leggeri si potea pacificare col re di Francia; e così presono il partito
segretamente, e per saramento egli e la sua parte del collegio, e ferme
dall'uno collegio all'altro le carte e cautele de le dette convenenze e patti,
per sue lettere propie e degli altri cardinali di sua parte scrissono al re di
Francia, e inchiuse dentro sotto loro suggelli i patti e convenenze e
commessione da·lloro a l'altra parte del collegio, e per fidati e buoni
corrieri ordinati per gli loro mercatanti (non sentendone nulla l'altra parte)
mandarono da Perugia a Parigi in XI dì, amonendo e pregando il re di Francia
per lo tinore delle loro lettere che s'egli volesse racquistare suo stato in
santa Chiesa, e rilevare i suoi amici Colonnesi, che 'l nimico si facesse ad
amico, ciò era messer Ramondo del Gotto arcivescovo di Bordello, l'uno de' tre
eletti più confidenti dell'altra parte, cercando e trattando co·llui patti
larghi per sé e per gli amici suoi, però che in sua mano era rimessa la lezione
dell'uno di que' tre cui a·llui piacesse. Lo re di Francia avute le dette
lettere e commessioni, fu molto allegro e sollicito a la 'mpresa. In prima
mandate lettere amichevoli per messi in Guascogna a messer Ramondo del Gotto
arcivescovo di Bordello, che gli si facesse incontro, che gli volea parlare; e
infra i presenti VI dì fu il re personalmente con poca compagnia e segreta
conferito col detto arcivescovo di Bordello, in una foresta badia nella contrada
di San Giovanni Angiolini; e udita insieme la messa, e giurata in su l'altare
credenza, lo re parlamentò co·llui, e con belle parole, di riconciliarlo con
messer Carlo, e poi sì gli disse: “Vedi arcivescovo, i' ho in mia mano di
poterti fare papa s'io voglio, e però sono venuto a te: e perciò, se tu mi
prometterai di farmi sei grazie ch'io ti domanderò, io ti farò questo onore; e
acciò che tu sie certo ch'io n'ho il podere”, trasse fuori e mostrogli le
lettere e le commessioni dell'uno collegio de' cardinali e dell'altro. Il
Guascone covidoso della dignità papale, veggendo così di subito come nel re era
al tutto di poterlo fare papa, quasi stupefatto de l'alegrezza gli si gittò a'
piedi, e disse: “Signore mio, ora conosco che m'ami più che uomo che sia, e
vuomi rendere bene per male: tu hai a comandare e io a ubidire, e sempre sarò
così disposto”. Lo re il rilevò suso, e basciollo in bocca, e poi gli disse:
“Le sei speziali grazie ch'io voglio da te sono queste. La prima, che tu mi
riconcilii perfettamente colla Chiesa, e facci perdonare del misfatto ch'io
commisi de la presura di papa Bonifazio. Il secondo, di ricomunicare me e' miei
seguagi. Il terzo articolo, che mi concedi tutte le decime del reame per V
anni, aiuto a le mie spese ch'i' ho fatte per la guerra di Fiandra. Il quarto,
che tu mi prometti di disfare e anullare la memoria di papa Bonifazio. Il
quinto, che tu rendi l'onore del cardinalato a messer Iacopo e a messer Piero
de la Colonna, e rimettigli in istato, e fai co·lloro insieme certi miei amici
cardinali. La sesta grazia e promessa mi riservo a luogo e a tempo, ch'è
segreta e grande”. L'arcivescovo promise tutto per saramento in sul Corpus
Domini, e oltre a·cciò gli diè per istadichi il fratello e due suoi nipoti;
e lo re giurò a·llui e promise di farlo eleggere papa. E ciò fatto, con grande
amore e festa si partiro, menandone i detti stadichi sotto coverta d'amore e di
riconciliargli con messer Carlo, e tornossi lo re a Parigi; e incontanente
riscrisse al cardinale da Prato e agli altri di suo collegio ciò ch'avea fatto,
e che sicuramente eleggessono papa messer Ramondo del Gotto arcivescovo di
Bordello, siccome confidente e perfetto amico. E come piacque a Dio, la bisogna
fue sì sollecita, che in XXXV dì fu tornata la risposta del detto mandato a la
città di Perugia molto segreta. E avuta il cardinale da Prato la detta
risposta, la manifestò al segreto al suo collegio, e richiese cautamente
l'altro collegio che quando a·lloro piacesse, si congregassono in uno,
ch'eglino voleano oservare i patti, e così fu fatto di presente. E raunati
insieme i detti collegi, e come fu bisogno a retificare e confermare l'ordine
de' detti patti con vallate carte e saramenti fu fatto solennemente. E ciò
fatto, per lo detto cardinale da Prato proposta saviamente una autorità de la
santa Scrittura, che a·cciò si confacea, e per l'autorità a·llui commessa per
lo modo detto, elesse papa il sopradetto messer Ramondo dal Gotto arcivescovo
di Bordello; e quivi con grande allegrezza da ciascuna parte fue accettato e confermato,
e cantato con grandi voci Te Deum laudamus etc., non sappiendo la parte
di que' di papa Bonifazio lo 'nganno e 'l tranello com'era andato, anzi si
credeano avere per papa quello uomo di cui più si confidavano: e gittate fuori
le polizze della lezione, gran contasto e zuffe ebbe tra·lle loro famiglie, che
ciascuno dicea ch'era amico di sua parte. E ciò fatto, e usciti i cardinali di
là ov'erano inchiusi, incontanente ordinaro di mandargli la lezione e decreto
oltre i monti là dov'egli era. Questa lezione fu fatta a dì V di giugno, gli
anni di Cristo MCCCV, ed era stata vacata la sedia appostolica X mesi e XXVIII
dì. Avemo fatta sì lunga menzione di questa lezione del papa per lo sottile e
bello inganno come fatta fue, e per esemplo del futuro, e però che gran cose ne
seguirono appresso, come per inanzi faremo al tempo del suo papato e del
successore memoria. E questa lezione fu cagione perché il papato rivenne agli
oltramontani e la corte n'andò oltre i monti, sicché del peccato commesso per
gli cardinali italiani della morte di papa Benedetto, se colpa v'ebbono, e
della frodolente lezione furono bene gastigati da' Guasconi, come diremo
appresso.
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