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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro nono
      • XCVI               Come fu morto il nobile e grande cittadino di Firenze messer Corso de' Donati.
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XCVI

 

           

Come fu morto il nobile e grande cittadino di Firenze messer Corso de' Donati.

           

Nel detto anno MCCCVIII, essendo nella città di Firenze cresciuto scandolo tra' nobili e potenti e popolani di parte nera che guidavano la città per invidia di stato e di signoria, come si cominciò al tempo del romore della ragione, come addietro facemo memoria; questo invidioso portato convenne che partorisse dolorosa fine, che per le peccata della superbia, e invidia, e avarizia, e altri che regnavano tra·lloro erano partiti in setta; e dell'una era capo messer Corso de' Donati con séguito d'alquanti nobili e di certi popolani, e intra gli altri quegli della casa di Bordoni, e dell'altra erano capo messer Rosso della Tosa, messere Pazzino de' Pazzi, e messer Geri Spini, e messer Betto Brunelleschi co' loro consorti, e con quegli de' Cavicciuli, e di più altri casati grandi e popolani, e la maggiore parte de la buona gente della cittade, i quali aveano gli ufici e 'l governamento de la terra e del popolo. Messer Corso e' suoi seguagi parendo loro esser male trattati degli onori e oficilloro guisa, parendogli essere più degni, però ch'erano stati i principali ricoveratori dello stato de' Neri e cacciatori della parte bianca; ma per l'altra parte si disse che messer Corso volea essere signore della cittade e non compagnone; quale che si fosse il vero o la cagione, i detti, e quegli che reggeano il popolo, l'aveano in odio e a grande sospetto, dapoi s'era imparentato con Uguiccione della Faggiuola, Ghibellino e nimico de' Fiorentini; e ancora il temeano per lo suo grande animo e podere e séguito, dubitando di lui che non togliesse loro lo stato e cacciasse de la terra, e massimamente perché trovarono che 'l detto messere Corso avea fatta lega e giura col detto Uguiccione da la Faggiuola suo suocero, e mandato per lui e per suo aiuto. Per la qual cosa, e per grande gelosia, subitamente si levò la cittade a romore, e sonarono i priori le campane a martello, e fu ad arme il popolo e' grandi a piè e a cavallo, e le masnade de' Catalani col maliscalco del re, ch'era a posta di coloro che guidavano la terra. E subitamente, com'era ordinato per gli sopradetti caporali, fu data una inquisizione overo accusa a la podestà, ch'era messer Piero de la Branca d'Agobbio, incontro al detto messer Corso, opponendogli come dovea e volea tradire il popolo, e sommettere lo stato della cittade, faccendo venire Uguiccione da Faggiuola co' Ghibellini e nimici del Comune. E la richesta gli fu fatta, e poi il bando, e poi la condannagione: in meno d'una ora, sanza dargli più termine al processo, messer Corso fu condannato come rubello e traditore del suo Comune, e ancontanente mosso da casa i priori il gonfalone della giustizia con podestà, capitano, e esecutore, co·lloro famiglie e co' gonfaloni de le compagnie, col popolo armato e le masnade a cavalio a grido di popolo per venire a le case dove abitava messer Corso da San Piero Maggiore per fare l'esecuzione. Messer Corso sentendo la persecuzione che gli era mossa e chi disse per esser forte a fornire il suo proponimento, attendendo Uguiccione de la Faggiuola con grande gente, che già n'era giunta a Remole - sì s'era aserragliato nel borgo di San Piero Maggiore a piè de le torri del Cicino, e in Torcicoda, e a la bocca che va verso le Stinche, e a la via di San Brocolo con forti isbarre, e con genti assai suoi consorti e amici armati, e con balestra, i quali erano rinchiusi nel serraglio al suo servigio. Il popolo cominciò a combattere i detti serragli da più parti, e messer Corso e' suoi a difendere francamente: e duròe la battaglia gran parte del , e fue a tanto, che con tutto il podere del popolo, se i·rinfrescamento de la gente d'Uguiccione, e gli altri amici di contado invitati per messer Corso gli fossono giunti a tempo, il popolo di Firenze avea quello giorno assai a·ffare; ché, perché fossono assai, erano male in ordine e non molto inn-accordo, però ch'a parte di loro non piacea. Ma sentendo la gente d'Uguiccione come messer Corso era assalito dal popolo, si tornaro adietro, e' cittadini ch'erano nel serraglio si cominciarono a partire, onde rimase molto sottile di genti, e certi del popolo ruppono il muro del giardino di contro alle Stinche, e entrarono dentro con grande gente d'arme. E veggendo ciò messer Corso e' suoi, e che 'l soccorso d'Uguiccione e degli altri suoi amici gli era tardato e fallito, sì abandonò le case, e fuggìsi fuori de la terra, le quali case dal popolo incontanente furono rubate e disfatte, e messer Corso e' suoi perseguiti per alquanti cittadini a cavallo e Catalani mandati in pruova che 'l pigliassono. E per Boccaccio Cavicciuli fu giunto Gherardo Bordoni in sull'Africo, e morto, e tagliatagli la mano, e recata nel corso degli Adimari, e confitta a l'uscio di messer Tedici degli Adimari suo consorto, per nimistade avuta tra·lloro. Messer Corso tutto solo andandosene, fue giunto e preso sopra a Rovezzano da certi Catalani a cavallo, e menandolne preso a Firenze, come fue di costa a San Salvi, pregando quegli che'l menavano, e promettendo loro molta moneta se lo scampassono, i detti volendolo pure menare a Firenze, sì com'era loro imposto da' signori, messer Corso per paura di venire a le mani de' suoi nemici e a essere giustiziato dal popolo, essendo compreso forte di gotte ne le mani e ne' piedi, si lasciò cadere da cavallo. I detti Catalani veggendolo in terra, l'uno di loro gli diede d'una lancia per la gola d'uno colpo mortale, e lasciarollo per morto: i monaci del detto monistero il ne portaro ne la badia, e chi disse che inanzi che morisse si rimise ne le mani di loro in luogo di penitenzia, e chi disse che il trovar morto; e l'altra mattina fu soppellito in San Salvi con piccolo onore e poca gente, per tema del Comune. Questo messer Corso Donati fue de' più savi, e valente cavaliere, e il più bello parlatore, e 'l meglio pratico, e di maggiore nominanza, e di grande ardire e imprese ch'al suo tempo fosse in Italia, e bello cavaliere di sua persona e grazioso, ma molto fu mondano, e di suo tempo fatte in Firenze molte congiurazioni e scandali per avere stato e signoria; e però avemo fatto de la sua fine sì lungo trattato, però che fu grande novità a la nostra cittade, e seguirne molte cose appresso per la sua morte, come per gl'intendenti si potrà comprendere, acciò che sia assempro a quegli che sono a venire.

 




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