XI
Come
quegli de la Torre furono cacciati di Milano.
Nel detto
anno, dì XI del mese dì febbraio, veggendosi messer Guidetto de la Torre fuori
de la signoria di Milano, e Maffeo Visconti e gli altri suoi nimici assai
innanzi a lo 'mperadore, si pensò di rubellare a lo 'mperadore la città di
Milano, che v'avea col signore poca cavalleria, ch'era andata e sparta per le
città di Lombardia, e sarebbegli venuto fatto, se non che Maffeo Visconti,
molto savio, ne fece aveduto lo 'mperadore e 'l maliscalco suo e 'l conte di
Savoia. Per la qual cosa la città si levò a romore e ad arme, e alcuna
battaglia v'ebbe: altri dissono che messere Maffeo Visconti per suo senno e
sagacità lo 'ngannò per farlo sospetto de lo 'mperadore, vegnendo a·llui
segretamente, e dolendosi de la signoria dello 'mperadore e de' Tedeschi, mostrando
ch'amasse meglio la libertà di Milano che sì fatta signoria; e innanzi volea
lui per signore che lo 'mperadore, e ch'egli co' suoi gli darebbe ogni aiuto e
favore per cacciarne lo 'mperadore. Al quale trattato messer Guidetto intese,
fidandosi dell'antico nimico, per volontà di ricoverare suo stato e signoria, o
che fosse per li suoi peccati, ch'assai n'avea; e approvossi la risposta di
messer Maffeo, la quale gli fece per l'uomo di corte, come contammo adietro.
Messer Maffeo sotto la detta promessa il tradì, e tutto il palesò a lo
'mperadore e al suo consiglio; e a questo diamo assai fede per quello ne
sentimo poi da savi Lombardi ch'allora erano in Milano. E per questa cagione fu
richesto dallo 'mperadore messere Guidetto de la Torre che si scusasse; non
comparì, ma si partì con suoi seguaci di Milano, opponendo che non avea colpa
del tradimento, ma che' suoi nimici gli aveano ciò apposto per distruggerlo e
cacciarlo di Milano. Per gli più si credé pure che colpa avesse, però ch'egli
era in lega co' Fiorentini e co' Bolognesi e coll'altre città guelfe, e si
disse che ne dovea avere moneta assai da' Fiorentini e loro lega. Ma quale si
fosse la cagione, e incontanente per le dette sodduzioni sì rubellò a lo
'mperadore la città di Chermona, dì XX di febbraio, e questa rubellazione e
l'altre di Lombardia furono di certo con industria e spendio de' Fiorentini per
dare tanto a·ffare in Lombardia a lo 'mperadore che non potesse venire in
Toscana. In questo tempo i Ghibellini di Brescia cacciarono fuori i Guelfi, e
simigliante avenne in Parma; per la qual cosa lo 'mperadore mandò suo vicario e
gente in Brescia, e fece fare l'accordo, e rimettere i Guelfi nella terra, i
quali poco appresso veggendosi forti ne la terra, e rubellata Chermona, e
confortati da' Fiorentini e Bolognesi con danari e grandi impromesse,
cacciarono i Ghibellini di Brescia, e al tutto si rubellarono a lo 'mperadore,
e s'apparecchiaro di farli guerra.
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