XV
Come lo 'mperadore
ebbe la città di Chermona.
Nel MCCCXI,
dì XX d'aprile, essendo lo 'mperadore ad oste a Chermona, essendo la città
molto stretta perché s'erano male proveduti per la loro sùbita ribellazione,
rendero la città a lo 'mperadore a misericordia per trattato dell'arcivescovo
di Ravenna, il quale gli ricevette e perdonò loro, e fece disfare le mura e
tutte le fortezze de la città, e di moneta forte gli gravò. E avuta Chermona,
incontanente andò ad oste sopra la città di Brescia a dì XIIII di maggio, e là
si trovò con più isforzo e con maggiore cavalleria e migliore ch'egli avesse
mai, che di vero si trovò più di VIm buoni uomini di cavallo, i IIIIm e più,
Tedeschi e Franceschi e Borgognoni e gentili uomini, e gli altri, Italiani; che
auto lui Milano e poi Chermona, più grandi signori de la Magna e di Francia il
vennero a servire, e chi a soldo, e molti per amore. E di certo s'allora avesse
lasciata la 'mpresa de l'assedio di Brescia e venutosene in Toscana, egli aveva
a queto Bologna, Firenze, Lucca, e Siena, e poi Roma, e 'l regno di Puglia, e
tutte le terre contrarie, però che non erano forniti né proveduti, e gli animi
de le genti molto variati, perché 'l detto imperadore era tenuto giusto signore
e benigno. Piacque a Dio ristesse a Brescia, il quale assedio molto il consumò
di genti e di podere per grande pestilenzia di morte e malatie, come innanzi
farò menzione.
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