XLVIII
Come lo
'mperadore si partì dall'asedio da San Salvi e andonne a San Casciano, e poi a
Poggibonizzi.
Lo 'mperadore
con sua oste si partì la notte vegnendo la Tusanti, ardendo il campo, valicò
Arno per la via ond'era venuto, e acampossi nel piano d'Ema di lungi a la città
da III miglia. Né già per sua levata i Fiorentini non uscirono la notte della
città, ma sonarono le campane, e ogni gente fu ad arme; e per quello si seppe
poi, la gente dello 'mperadore ebbono gran tema della levata, che la notte non
fossono assaliti dinanzi o a la retroguardia da' Fiorentini. La mattina
vegnente una parte de' Fiorentini andarono al poggio di Santa Margherita sopra
il campo dello 'mperadore, e a modo di badalucchi più assalti gli feciono, de'
quali ebbono il peggiore: e con vergogna là dimorato III giorni, si partì, e
andonne con sua oste in sul borgo di San Casciano presso a la città VIII
miglia; per la qual cosa i Fiorentini feciono afossare il crescimento del sesto
d'Oltrarno, ch'era fuori delle mura vecchie, in calen di dicembre MCCCXII. E
stando lo 'mperadore a San Casciano, gli vennono in aiuto i Pisani ben Vc
cavalieri e IIIm pedoni, e M balestrieri di Genova, e giunsono a dì XX di
novembre. A San Casciano dimorò infino a dì VI di gennaio sanza fare a'
Fiorentini altro assalto se non di correrie e guasto e arsioni di case per lo
contado, e prese più fortezze de la contrada; né perciò i Fiorentini non
uscirono fuori a battaglia, se non in correrie e scheremugi, quando a danno dell'una
parte e quando dell'altra, da non farne gran menzione, se non ch'a una
avisaglia a Cerbaia di Valdipesa furono i nostri rotti da' Tedeschi, e morì uno
degli Spini, e uno de' Bostichi, e uno de' Guadagni per loro franchezza in
questa stanza, ch'erano d'una compagnia di volontà a una insegna campo verde e
banda rossa con capitano, e chiamavansi i cavalieri della Banda, de' più
pregiati donzelli di Firenze, e assai feciono d'arme. Ma in quella stanza i
Fiorentini s'aleggiarono di gran parte di loro amistà, e dierono loro commiato,
e allo 'mperadore medesimo mancò gente, e per lo suo lungo dimoro e per disagio
di freddo si cominciò nel campo a San Casciano grande infermeria e mortalità di
gente, la quale corruppe la contrada forte, e infino in Firenze seguì parte;
per la qual cagione si partì lo 'mperadore con sua oste da San Casciano, e
andonne a Poggibonizzi, e prese il castello di Barberino e di San Donato in
Poggio, e più altre fortezze: a Poggibonizzi ripuose il castello in sul poggio,
come solea essere anticamente, e puosegli nome Castello Imperiale. Là dimorò
infino a dì VI di marzo, e gli fallò molto la vittuaglia, e soffersevi gran
soffratta egli e tutta sua oste, che' Sanesi dall'una parte e' Fiorentini da
l'altra gli aveano chiuse le strade, e IIIc soldati del re Ruberto erano in
Colle di Valdelsa, che 'l guerreggiavano al continuo; e tornando da Casoli CC
cavalieri dello 'mperadore, furono sconfitti da' cavalieri del re ch'erano in
Colle dì XIIII di febbraio MCCCXII. E d'altra parte il maliscalco co' soldati
de' Fiorentini era a guerreggiarlo in San Gimignano, sì che lo stato dello
'mperadore scemò molto, sì che quasi non gli rimasono M uomini a cavallo, che
messer Ruberto di Fiandra se ne partì con sua gente, e da' Fiorentini fu
combattuto di costa a Castello Fiorentino, e morta e presa di sua gente gran
parte, e egli con pochi si fuggì, con tutto ch'assai tenne campo, e assai diè
a·ffare a quella gente l'assaliro, ch'erano per uno quattro, ed ebbonne
vergogna.
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