XLIX
Come lo
'mperadore si partì da Poggibonizzi e si tornò in Pisa, e fece molti processi
contro a' Fiorentini.
Lo 'mperadore
veggendosi così assottigliato e di gente e di vittuaglia, e eziandio di moneta,
che nulla gli era rimaso da spendere, se non che ambasciadori del re Federigo
di Cicilia, i quali apportarono a Pisa e vennono a·llui a Poggibonizzi per
fermare lega co·llui incontro al re Ruberto, gli diedono XXm dobbre d'oro. Con
quelle pagati i debiti, si partì da Poggibonizzi, e sanza soggiorno si tornò a
Pisa a dì VIIII di marzo MCCCXII assai in male stato di sé e di sue genti; ma
questa somma virtude ebbe in sé, che mai per aversità quasi non si turbò, né
per prosperità ch'avesse non sì vanagloriò. Tornato lo 'mperadore in Pisa, fece
grandi e gravi processi sopra i Fiorentini di torre a la città ogni
giuridizione e onori, disponendo tutti giudici e notari, e condannando il
Comune di Firenze in Cm marchi d'ariento, e' più grandi cittadini e popolari
che reggeano la città nell'avere e persone e ne' loro beni, e che i Fiorentini
non potessero battere moneta d'oro né d'argento; e consentì per privilegio a
messer Ubizzino Spinola di Genova e al marchese di Monferrato che potessono
battere in loro terre i fiorini d'oro contraffatti sotto il conio di quegli di
Firenze; la qual cosa da' savi gli fu messa in grande difalta e peccato, che
per cruccio e mala volontà ch'avesse contro a' Fiorentini non dovea niuno
privileggiare che battessono fiorini falsi.
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