LI
Come lo 'mperadore
s'apparecchiò per andare nel Regno contro al re Ruberto, e si partì di Pisa.
Fatto ciò,
prese consiglio lo 'mperadore di non urtare co' Fiorentini e cogli altri
Toscani, che poco n'avea avanzato, ma peggiorato suo stato; ma di farsi dal
capo, e d'andare sopra il re Ruberto con tutto suo isforzo, e torregli il
Regno; e se venuto gli fosse fatto, si credea essere signore d'Italia; e di
certo così sarebbe stato, se Idio non avesse riparato, come faremo menzione.
Egli s'allegò col re Federigo, che tenea l'isola di Cicilia, e co' Genovesi, e
ordinò che ciascuno a giorno nomato avesse in mare grande navilio di galee
armate; in Alamagna e in Lombardia mandò per gente nuova, e così richiese tutti
i suoi sudditi e' Ghibellini d'Italia. In questo soggiorno in Pisa raunò moneta
assai, e non dormendo, tuttora al suo maliscalco facea guerreggiare Lucca e
Samminiato, ma poco n'avanzò. Nella state MCCCXIII che soggiornò in Pisa,
venutogli suo isforzo, si trovò con più di MMD cavalieri oltramontani, i più
Alamannì, e Italiani ben MD. I Genovesi armarono a sua richesta LXX galee, onde
fu amiraglio messer Lamba d'Oria, e venne col detto stuolo in Porto Pisano, e
parlò a lo 'mperadore; e poi n'andò verso il Regno a l'isola di Ponzo. Il re
Federigo armò L galee, e il giorno nominato, dì V d'agosto MCCCXIII, lo
'mperadore si partì di Pisa; e quello dì medesimo si trovò, lo re Federigo si
partì coll'armata di Messina, e con M cavalieri si puose in su la Calavra, e
prese la città di Reggio, e più altre terre.
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