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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro decimo
      • LXXXII               Come il re Ruberto e' Fiorentini feciono pace co' Pisani e' Lucchesi.
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LXXXII

 

           

Come il re Ruberto e' Fiorentini feciono pace co' Pisani e' Lucchesi.

           

Nell'anno MCCCXVII, del mese d'aprile, pace fu fatta dal re Ruberto a' Pisani e Lucchesi, e simigliante la fece fare il detto re a' Fiorentini e Sanesi e Pistolesi, e tutta la lega di parte guelfa di Toscana; e con tutto che per gli Guelfi malvolentieri si facesse per la sconfitta ricevuta da·lloro, e dando biasimo al re Ruberto di viltà, sì 'l fece per gran senno e provedenza, e per pigliare lena e forza per sé e per gli Fiorentini, e non urtare co' nimici a la fortuna de la loro vittoria, e per altri maggiori intendimenti, come innanzi farà menzione. I patti ebbe il re da' Pisani che quando facesse generale armata, gli darebbono V galee armate, o la moneta che costassono, e volle facessono in Pisa una cappella e spedale per l'anime de' morti a la sconfitta da Montecatino a perpetua memoria; e ancora di questo fu ripreso, e lo re la fece fare a gran provedenza. I Fiorentini ebbono patti d'essere liberi e franchi in Pisa, e le castella che aveano si tenessono; e tornarono i pregioni in Firenze XXVIIII di maggio: furono XXVIII tra cittadini e contadini nobili e buoni popolani, sanza più altri, minuta gente e contadini. E la detta pace co' Pisani non avrebbe avuto effetto con tutto il podere del re Ruberto, però che' Pisani in nulla guisa voleano fare franchi i Fiorentini in Pisa, né altri patti domandati, parendo loro, com'erano, al di sopra de la guerra con vittoria, se non fosse adoperato per gli Fiorentini una bella e sottile maestria di guerra per l'uficio passato de' priori, intra' quali avea di savi e discreti uomini, della quale è bene da fare notevole memoria per assempro di quegli che sono a venire. Essendo, come detto è dinanzi, rinnovato lo stato in Firenze per la signoria del conte a Battifolle, e era ancora molto tenero, e avendo la guerra di Pisa e di Lucca, non erano in sicuro stato, sì usarono questa savia disimulazione: ch'eglino elessono XIIII buoni uomini popolani, e rinchiusogli nell'opera di Santo Giovanni, e commisono loro che facessono nuove gabelle, e delle vecchie radopiassono, sì che il Comune avesse d'entrata Dm di fiorini d'oro l'anno, o più; e di questo ordine si diede la boce per la cittade, e di mandare in Francia per uno de' reali, figliuolo o nipote del re, per capitano con M cavalieri franceschi. E questa providenza fu commessa per lo conte e per tutto l'uficio de' priori in Alberto del Giudice, uomo di grande autoritade, con Donato Acciaiuoli, e co·noi, che tutti e tre eravano di quello collegio, e fune dato il suggello del Comune e piena autorità con giurata credenza. Incontanente per gli detti furono fatte fare lettere da parte del Comune al re di Francia e a messer Carlo suo fratello, pregandogli per bene e stato di santa Chiesa e di parte guelfa, e riparare la venuta di nuovo imperio, ci mandassono uno de' loro figliuoli con M cavalieri al nostro soldo; e ordinossi colle compagnie di Firenze ch'aveano affare in Francia, che facessono lettere di pagamento di LXm fiorini d'oro, per dare per arra e fare la promessa de' gaggi a Carlo; e scrissesi al papa e a più de' suoi cardinali amici del nostro Comune ch'eglino iscrivessono e confortassono lo re e messer Carlo di questa impresa. Fatte le dette lettere, ebbono uno fidato corriere francesco, e ordinarono ch'andasse a Parigi per la via di Vignone, ov'era il papa, in XV per lo cammino di Pisa; e disparte s'ordinò sagretamente per quegli ch'era sopra le spie ch'una spia fidata gli facesse compagnia a condurlo per Pisa. E come furono in Pisa, com'era temperato, la detta spia scoperse al conte e agli anziani del detto corriere, il quale feciono pigliare colle dette lettere, e quelle aperte e lette, s'ammirarono forte dell'ordine impresa, sì grande per lo nostro Comune, e di tanta entrata di gabelle: consigliaro che per loro non facea di mantenere la guerra, potendo avere pace; e con tutti i loro vizii, credendoci avere ingannati per la presa delle dette lettere, rimasono ingannati; e di presente mandarono al nostro Comune che rimandassono i loro ambasciadori trattatori della pace a Montetopoli, e i loro verrebbono a Marti; e così fu fatto. E innanzi si partissono si diè compimento a la pace, al piacere, e com'era prima domandata per gli Fiorentini: e così si mostra che·lla savia providenza bene guidata e colla credenza, nelle guerre e nell'altre imprese, vince ogni forza e potenzia, e recaffine onorevole ogni gran cosa.

 




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