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Giovanni Villani Nuova cronica IntraText CT - Lettura del testo |
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Come il re Ruberto mandò sua armata in Cicilia, e fece gran danno.
Nel detto anno essendo fallite le triegue dal re Ruberto a quello di Cicilia, per lo detto re si fece armata in Napoli di LX galee, sanz'altri legni passaggeri, onde fu amiraglio e capitano messer Tommaso di Marzano conte di Squillaci, il quale con XIIc d'uomini a cavallo e gente a piè assai, passò col detto stuolo in Cicilia, e puose a Castello a Mare, e poi per terra n'andò in Valle di Mazara, guastando intorno a Trapali e tutta la contrada, e le galee per mare, e grandissimo danno fece di tutto il formento ch'era a le piagge; poi ritornò co la detta oste per la via da Coriglione a Palermo, e quivi per più giorni dimorò; e tutti i giardini e vigne de la città d'intorno guastò, e le tonnare del porto: d'allora innanzi vennero in queste marine grande abbondanza di tonni, che prima non ce n'avea. E poi se n'andò, per terra i cavalieri, e le galee per mare, infino a Messina, guastando ciò che innanzi gli si trovava, sanza riparo niuno; intorno a Messina stette ad oste più di XV dì, guastando tutte le vigne e' giardini di Messina. Il re Federigo non ardì di comparire né per terra né per mare; ma si dimorò a Castrogianni con sua oste, per la qual cosa l'isola di Cicilia ricevette in quello anno più di guerra che prima non avea ricevuta dal re Carlo primo, né dal secondo. E dissesi, se il re Ruberto l'avesse continuato l'anno appresso, i Ciciliani non avrebbono durato; ma papa Giovanni volle che triegue fossono per V anni, e la città di Reggio in Calavra e più castella intorno che·re Federigo avea conquistate a la venuta dello 'mperadore Arrigo rimise nelle mani e guardia della Chiesa; la qual triegua il re Ruberto accettò per la 'mpresa ch'avea fatta di Genova per recarla a sua parte, come innanzi farà menzione, e per racquistare le dette terre, le quali riebbe poi in guardia da la Chiesa; onde quello di Cicilia si tenne tradito e ingannato da la Chiesa e dal re Ruberto, però che il re Ruberto le si ritenne in sua signoria.
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