XCVII
Come la
gente del re Ruberto sconfissono gli usciti di Genova a la villa di Sesto, e si
partirono dall'assedio della città.
Nel detto
anno MCCCXVIII, essendo il re Ruberto stato assediato in Genova, per lo modo
che addietro fa menzione, più di VI mesi, si pensò che non potea gravare i
nimici suoi di fuori se non ponesse sua oste in terra tra' borghi e Saona: fece
ordinare una armata dì LX tra galee e uscieri, e ivi su fece ricogliere da
VIIIcL cavalieri, e gente a piè bene XVm; e con questa gente furono quegli de'
Fiorentini e gli altri Toscani, e di Bologna, e Romagnuoli, e partirsi di
Genova a dì IIII di febbraio per porre la detta gente nella contrada di Sesto.
Sentendo ciò gli usciti e que' di fuori, incontanente vi mandarono di loro
gente a cavallo e a piè in grande quantità per contastare la riva a l'oste del
re Ruberto, acciò che non ponessono in terra la gente del re. Arrivaro a dì V
di febbraio, e con grande travaglio mettendosi innanzi botti vote, combattendo
co' nimici manescamente, onde i principali furono i Fiorentini e gli altri
Toscani che prima scesono di galee sotto la guardia de' balestrieri delle galee
ch'erano a la riva, e per forza d'arme presono terra, e la gente degli usciti
ruppono e sconfissono in su la piaggia di Sesto, e assai ne furono morti e
presi; e quegli che scamparono fuggirono ne' borghi e a Saona; e la notte
vegnente tutta l'oste ch'erano ne' borghi e al monte di Peraldo e di San
Bernardo si partiro, e sì n'andaro verso Lombardia, e lasciarono tutti i loro
arnesi sanza ricevere altra caccia, che il re non volle che sua gente si
mettesse a seguirgli al periglio in quelle montagne. Appresso quegli della
città di Genova ripresono i borghi di Prea e Co di Fare, e tutte le fortezze di
fuori.
|