CXIII
Come il re
Ruberto fece armata di galee per contastare quella di Ciciliani, e quello
ch'aoperò.
Nel detto
anno MCCCXX, sentendo il papa e 'l re Ruberto l'apparecchiamento fatto per gli
usciti di Genova e per quello di Cicilia, feciono armare LXV galee tra in
Proenza e a Napoli; e quegli di Genova armarono XX galee; e del detto stuolo fu
amiraglio messer Ramondo di Cardona d'Aragona. E congiunte le dette galee
insieme, vennero sopra Genova per combattere con quelle de' Ciciliani e degli
usciti di Genova, le quali sentendo come venia contra loro quella armata, si
partirono della riviera di Genova, e vennono in Porto Pisano, e poi con savio
provedimento di guerra per fare partire l'armata de la riviera sanza soggiorno
se n'andarono in verso Napoli; e giunte a l'isola d'Ischia, misono i cavalieri
in terra, e corsono l'isola e guastarla in parte. Sentendo la loro partita
l'amiraglio del re Ruberto, con sua armata si partì di Genova e de la riviera,
e le seguì vigorosamente per abboccarsi co·lloro, e sopragiunsegli a Ischia una
sera a tardi. Quelle galee di Cicilia e degli usciti, veggendo i nimici sì di presso
per volere la battaglia, si ricolsono di notte, e si misono in mare dando boce
di tornarsi in Cicilia. L'amiraglio del re Ruberto veggendoli la mattina
partiti, volendogli seguire, la gente di Principato, ch'erano intorno di XXX
galee, trovandosi in loro paese, gridarono: “Rinfrescamento e panatica!”: e di
vero bisogno n'aveano; e così a grido, sanza alcuno ritegno a Napoli se
n'andaro. Le galee di Proenza e di Genova rinfrescati a Ischia alquanti giorni,
avendo novelle come l'armata de' Ciciliani e usciti di Genova aveano fatta la
via di ponente verso Genova, per seguirle in verso Proenza si ritornaro; e così
la detta armata per male seguire il loro amiraglio, overo per sua difalta e
mala condotta, quasi tutta si sbarattò e venne a niente; che se avessono
seguita quella de' Ciciliani e degli usciti di Genova, di certo s'avisava che
sarebbono stati vincitori, però ch'erano più galee, e meglio armate.
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