CCXII
Come la
città di Milano fue soccorsa, e come l'oste della Chiesa se ne partì.
Nel detto
anno e mese di giugno quegli di Milano, veggendosi a mal punto, si mandarono
per soccorso al signore di Verona, e a quello di Mantova, e a l'altre terre
ghibelline di Lombardia, e ancora agli ambasciadori del re Lodovico di Baviera
ch'erano in Lombardia, mandando a dire, se non dessono loro sùbito aiuto, che
renderebbono la città di Milano a la Chiesa. I quali non oservando patti né
saramenti fatti al legato, e promesse di non soccorrere i ribegli de la Chiesa,
sì vi mandarono i detti ambasciadori con titolo d'imperio con CCCC loro
soldati. E giunti in Milano i detti ambasciadori e cavalieri, quello Bertoldo
conte di Niferi d'Alamagna si fece fittizziamente vicario d'imperio, e a
Galeasso Visconti fece lasciare il titolo de la signoria, e rafforzò lo stato
della città; ma per ciò non s'ardiro d'uscire a campo contra l'oste della
Chiesa, la quale era molto possente. Apresso, a dì XX di luglio, i detti
signori di Mantova e di Verona e' marchesi da Esti, che allora erano di loro
lega contra la Chiesa, mandando ancora in aiuto di quello di Milano Vc
cavalieri e M pedoni; e passando il fiume del Po, per trattati fatti,
credettono i detti cavalieri torre la città di Parma a petizione de la parte di
Gian Quirico; il quale trattato scoperto con danno di loro, non venne loro
fatto; e credettono ancora prendere Firenzuola, e con danno di loro si
partirono, e andarne a Milano. In quello assedio di Milano trattati avea assai
da quegli di Milano a quegli dell'oste della Chiesa, tutti coverti di
tradimenti dall'una parte e da l'altra; e credendosi messer Ramondo e gli altri
capitani dell'oste della Chiesa, con ispendio di moneta assai e grandi promesse
trattando co' Tedeschi ch'erano nel campo, che facessono co' Tedeschi ch'erano
ne la città, che dessono loro l'entrata de la città, o almeno l'abandonassono e
venissono nel campo da la loro parte, avenne tutto il contradio: che X bandiere
di Tedeschi ch'erano nell'oste della Chiesa in quantità di Vc a cavallo
subitamente si partirono dell'oste e entraro in Milano. Per la qual cagione, e
ancora perché grande infermeria si cominciava nell'oste, gli usciti di Milano,
isbigottiti e colla paura del tradimento, quasi tutti si partirono dell'oste e
si ritrassono a·lloro castella e a la terra di Moncia. Messer Ramondo
veggendosi rimaso pur co' soldati del re e de la Chiesa e degli altri Comuni,
in quantità di MMD cavalieri, si ricolse con sua oste, e mise innanzi prima la
salmeria e popolo minuto, dando battaglia a la città: colle schiere fatte si
partì da Milano e dì XXVIII di luglio, e se n'andò a Moncia sano e salvo, che
per sua levata quegli di Milano non ardirono d'uscire loro dietro a battaglia,
overo per più savia capitaneria. E così è da notare che i·niuna forza umana si
può avere ferma speranza, che in sì piccolo tempo sì possente e vittoriosa
oste, com'era quella della Chiesa, per gli sopradetti avenimenti si partì
isbarattata dal detto assedio di Milano.
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