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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro decimo
      • CCCXVII               Come Castruccio con sua oste venne in sul contado di Firenze presso a la città, ardendo e guastando.
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CCCXVII

 

           

Come Castruccio con sua oste venne in sul contado di Firenze presso a la città, ardendo e guastando.

           

Nel detto anno, tornando a nostra materia lasciata adietro de' fatti di Castruccio e de' Fiorentini, come Castruccio ebbe la vittoria della battaglia, mandati i pregioni e le spoglie del campo a Lucca, non tornò a Lucca in persona, ma posto l'assedio ad Altopascio, sì fece disfare le torri e 'l ponte a Cappiano, e poi il castello di Cappiano e di Montefalcone, per non avere in quella parte a guardare, e se ne venne a Pistoia per guerreggiare i Fiorentini, e per dilungare la tornata sua in Lucca, perché non v'avea da sodisfare i suoi cavalieri soldati di loro paghe passate d'assai, e de le doppie per la vittoria, e per nutricargli sopra le prede de' Fiorentini. E a XXVII di settembre fece uscire ad oste a Carmignano messer Filippo Tedici co' Pistolesi, e incontanente fue abbandonato da coloro che v'erano per gli Fiorentini, salvo la rocca. Poi a XXVIIII di settembre Castruccio con tutta sua oste venne a Lecore in sul contado di Firenze, e il seguente puose il suo campo in su i colli di Signa. I cavalieri e' pedoni de' Fiorentini ch'erano in Signa, faccendola afforzare, veduta l'oste di Castruccio abandonarono la terra, e furono sì vili, che non ardirono a tagliare il ponte sopra l'Arno. Poi il di calen di ottobre Castruccio puose suo campo a San Moro, ardendo e rubando Campi, Brozzi, e Quaracchi, e tutte le villate d'intorno; e a II d'ottobre venne in Peretola, e la sua gente scorrendo infino presso a le mura di Firenze, e dimorò per III , faccendo guastare per fuoco e ruberia dal fiume d'Arno infino a le montagne, e infino a piè di Careggi in su Rifredi, ch'era il più bello paese di villate, e 'l meglio acasato e giardinato, e più nobilemente, per diletto de' cittadini, che altrettanta terra che fosse al mondo. E poi il di san Francesco, IIII d'ottobre, fece in dispetto e vergogna de' Fiorentini correre III pali[i] da le nostre mosse infino a Peretola, l'uno a gente a cavallo, e l'altro a piede, e l'altro a femmine meretrici; e non fue ardito uomo d'uscire della città di Firenze; ma i Fiorentini molto inviliti, e storditi di paura e sospetto che dentro a la città non avesse tradimento, con tutto avessono cavalieri assai e gente a piè innumerabile, si tennono dentro in arme di e di notte con grande affanno e sollecitudine a guardare la città e le mura e le porte; e sgombravasi tutto il contado, recando dentro così bene que' da San Salvi e da Ripole e di quelle contrade, come de le villate ch'erano verso i nimici.

 




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