CCCXIX
Come
Castruccio con Azzo di Milano ritornò co·lloro oste a la città di Firenze.
Come Azzo
Visconti di Milano, ch'era a Lucca con sua gente, fue pagato di XXVm di fiorini
d'oro che Castruccio gli aveva promessi per la vittoria e per la sua parte de'
pregioni e preda, i quali danari il Comune di Lucca improntarono a usura dagli
usciti di Genova che dimoravano in Pisa, sì ne venne il detto Azzo con sua
gente a Signa, e per fare la vendetta de' Fiorentini del palio che feciono
correre a le porte di Milano coll'oste di messer Ramondo, come dicemmo adietro.
E a dì XXVI d'ottobre con Castruccio insieme, con bene IIm cavalieri, vennono
infino a Rifredi, e di qua in su una isola d'Arno, che si vedea apertamente di
Firenze, fece correre uno palio di sciamito; e poi la sera si ricolsono a
Signa. Ma se prima s'ebbe paura e dotta in Firenze, a questa ritornata s'ebbe
maggiore, per paura non avessono trattato di tradimento dentro per gli amici e
parenti de' cittadini presi a la sconfitta, il quale mai non si sentì di vero;
ma certamente d'acordo assai per riavere i pregioni, ma non furono uditi né
intesi, ma tenuti a sospetto dagli altri cittadini; ma i buoni uomini di
Firenze, così i Guelfi e così i Ghibellini ch'erano in Firenze, erano
favorevoli e solleciti a la guardia della città, e a l'entrate continuamente di
dì e di notte per tema della città. E poi il seguente dì Azzo se n'andò con sua
gente a Lucca e poi a Modana in Lombardia. Il contado di Firenze in verso il
ponente ove Castruccio guastò e corse rimase tutto diserto, e le genti scampate
rifuggiti in Firenze per gli disagi ricevuti v'adussono infermità e mortalità
grande, la quale s'apiccò a' cittadini; e tutto quello anno ebbe ne la città
grande mortalità di gente sì fatta, che s'ordinò che banditore non andasse per
morti, acciò che la gente inferma non isbigottisse di tanti morti; e così per
le peccata de' Fiorentini seguì la pestilenzia a la disaventurata fortuna
ch'egli aveano ricevuta.
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