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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro decimo
      • CCCXX               Dello stato di Firenze medesimo.
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CCCXX

 

           

Dello stato di Firenze medesimo.

           

I Fiorentini essendo in tanta afflizzione di guerra e così isprovati dal tiranno Castruccio loro nimico, mandarono per soccorso al re Ruberto a Napoli e a' vicini e agli amici, ma da nullo n'ebbono sùbito aiuto, se non da' Samminiatesi LXXX cavalieri e da' Colligiani XXV e C fanti. E feciono, per paura che non valicasse Castruccio da l'altra parte de la città, afforzare la rocca di Fiesole, però che n'avea minacciati i Fiorentini, e avea grande volontà di riporre Fiesole per assediare meglio la città; e avrebbelo fatto, se' signori Ubaldini l'avessono seguito, come aveano promesso. E ancora per paura di Castruccio i Fiorentini feciono afforzare la badia di Samminiato a Monte, e in ciascuno luogo misono gente e guernigione; e ancora per tema che gli sbanditi non facessono raunatarubellazione dentro a la città o di fuori d'alcuno castello feciono ordine e dicreto che ciascuno potesse uscire di bando chente e per che misfatto si fosse, pagando al Comune certa piccola gabella, salvo quegli delle case escettati per Ghibellini o Bianchi rubelli. E feciono capitano di guerra messer Oddo da Perugia, ch'era venuto per lo suo Comune capitano, e messer Guasta da Radicofani a la guardia de la città. E così come gente ismarrita e sconfitta si sostentaro, intendendo solamente a la guardia della città, ogni onori abandonando.

 




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