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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro decimo
      • CCCXXXIII               Come i Fiorentini stanziarono di dare la signoria de la città e contado al duca di Calavra figliuolo del re Ruberto.
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CCCXXXIII

 

           

Come i Fiorentini stanziarono di dare la signoria de la città e contado al duca di Calavra figliuolo del re Ruberto.

           

Nel detto anno, a XXIIII di dicembre, i Fiorentini veggendosi così affritti dal tiranno e in male stato, e con questo male ordinati e peggio in concordia, per cagione de le parti e sette tra' cittadini, e vivendo in paura grande di tradimento, temendo di coloro ch'aveano i loro figliuoli e frategli pregioni in Lucca, i quali erano possenti e grandi in Comune, e la forza del nimico era ogni a le porte per lo battifolle di Montemurlo e di Signa; i popolani guelfi, che reggeano la città col consiglio di gran parte de' grandi e possenti, non veggendo altro iscampo per la città di Firenze, sì elessono e ordinarono signore di Firenze e del contado Carlo duca di Calavra, primogenito del re Ruberto re di Gerusalem e di Cicilia, per tempo e termine di X anni, avendo la signoria e aministrazione de la città per suoi vicari, osservando nostre leggi e statuti, ed egli dimorando in persona a fornire la guerra, tenendo fermi M cavalieri, il meno, oltramontani; dovea avere CCm di fiorini d'oro l'anno, pagandosi di mese in mese sopra le gabelle, e avendo uno mese di venuta e uno di ritorno; e fornita la guerra, per vittoria o per onorata pace, potea lasciare uno di sua casa o altro grande barone in suo luogo con IIIIc cavalieri oltramontani, e avere Cm fiorini d'oro l'anno. In questa forma con più altri articoli gli si mandò la lezione a Napoli per solenni ambasciadori; il quale duca, col consiglio del re Ruberto suo padre e de' suoi zii e d'altri de' suoi baroni, accettò la detta signoria a XIII gennaio; e saputa l'acettagione in Firenze n'ebbe grande allegrezza, sperando per la sua venuta essere vendicati e diliberi da la forza del tiranno Castruccio, e messi in buono stato. E partissi di Napoli per venire a·fFirenze a XXXI di maggio MCCCXXVI.

 




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