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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro undecimo
      • I               Qui comincia lo XI libro, il quale conta de la venuta in Firenze di Carlo duca di Calavra figliuolo del re Ruberto, per la cui venuta fu cagione che lo re eletto de' Romani venne de la Magna in Italia.
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Libro undecimo

 

I

 

           

Qui comincia lo XI libro, il quale conta de la venuta in Firenze di Carlo duca di Calavra figliuolo del re Ruberto, per la cui venuta fu cagione che lo re eletto de' Romani venne de la Magna in Italia.

           

Carlo duca di Calavra e primogenito del re Ruberto re di Gerusalem e di Cicilia entrò nella città di Firenze mercolidì all'ora di mezzodì, XXX di luglio MCCCXXVI, co la duchessa sua moglie e figliuola di messere Carlo di Valos di Francia, cogl'infrascritti signori e baroni, cioè messer Gianni fratello del re Ruberto e prenze de la Morea colla donna sua, messer Filippo dispoto di Romania e figliuolo del prenze di Taranto nipote del re, il conte di Squillaci, messer Tommaso di Marzano, il conte di Sansoverino, il conte di Chiermonte, il conte di Catanzano e quello di Sangineto in Calavra, il conte d'Arriano, il conte Romano di Nola, il conte di Fondi nipote di papa Bonifazio, il conte di Minerbino, messer Guiglielmo lo Stendardo, messer Amelio dal Balzo, il signore di Berra e quello di Merlo, messer Giuffredi di Gianvilla, e messer Iacomo di Cantelmo, e Carlo d'Artugio di Proenza, e 'l signore del Sanguino, e messer Berardo di siri Grori d'Aquino, e messer Guiglielmo signore d'Ebole, e più altri signori e cavalieri francesci e provenzali e catalani e del Regno e napoletani, i quali furono in quantità, co' Provenzali che vennono per mare, da MD cavalieri, sanza quegli del duca d'Atene, ch'erano IIIIc; intra' quali tutti avea bene CC cavalieri a sproni d'oro, molto bella gente e nobile, e bene a cavallo, e in arme, e in arnesi, che bene MD some a muli a campanelle aveano. Da' Fiorentini fu ricevuto con grande onore e processione; albergò nel palagio del Comune di costa a la Badia, ove solea stare la podestà, e sì tenea ragione; e la signoria e le corti de la ragione andò a stare in Orto Sammichele ne le case che furono de' Macci. E nota la grande impresa de' Fiorentini, che avendo avute tante afflizzioni e dammaggi di persone e d'avere, e così rotti insieme, in meno d'uno anno col loro studio e danari feciono venire in Firenze uno sì fatto signore, e con tanta baronia e cavalleria, e il legato del papa, che fu tenuta grande cosa da tutti gl'Italiani, e dove si seppe per l'universo mondo. E dimorato il duca in Firenze alquanti , sì mandò per l'amistà. I Sanesi gli mandarono CCCL cavalieri, i Perugini CCC cavalieri, i Bolognesi CC cavalieri, gli Orbitani C cavalieri, i signori Manfredi da Faenza con C cavalieri, il conte Ruggieri mandò CCC fanti, e 'l conte Ugo in persona con CCC fanti, e la cerna de' pedoni del nostro contado; e per tutti si credette che facesse oste; e l'apparecchiamento fu grande, e fece imporre a' cittadini ricchi LXm fiorini d'oro. Poi, quale si fosse la cagione, non procedette l'oste: chi disse perché il re suo padre non volle, sentendo che tutti i tiranni di Lombardia e di Toscana s'apparecchiavano di venire in aiuto a Castruccio per combattere col duca; e chi disse che l'ordine fatto per lo duca sì dell'armata e sì d'altri trattati, e ancora i Fiorentini molto stanchi delle spese, non era bene disposta la materia; e per alcuno si disse che Castruccio era stato in trattato di pace col legato e col duca, e sotto il trattato trasse suoi vantaggi da la lega de' Ghibellini di Lombardia, e si fornì; e così ingannò il duca, e tornò in vano la 'mpresa; e a questa diamo più fede, che fummo presenti; con tutto che molti dissono che se 'l duca fosse stato franco signore, avendo tanta baronia e cavalleria, sanza porsi a soggiornare nella sua venuta né a Siena né a Firenze, e del mese di luglio e d'agosto che Castruccio fu forte malato, avendo cavalcato verso Lucca, avea vinta la guerraccerto.

 

 

 




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