VI
Conta
della prima impresa di guerra che 'l duca di Calavra fece con tra Castruccio.
Nel detto
anno, a l'entrante d'ottobre, il duca di Calavra signore di Firenze ordinò con
Ispinetta marchese Malispina ch'egli entrasse nelle sue terre di Lunigiana a
guerreggiare da quella parte Castruccio, e soldogli in Lombardia CCC cavalieri,
e il legato di Lombardia gline diè CC di quegli della Chiesa, e C ne menò da
Verona di quegli di messer Cane suo signore, e valicò da Parma l'alpi e venne
nelle sue terre, e puosesi ad assedio del castello di Verruca Buosi, che
Castruccio gli avea tolto. Da l'altra parte in quello medesimo tempo usciti di
Pistoia a petizione del duca, sanza saputa o consiglio di niuno Fiorentino,
rubellarono a Castruccio nell'alpe e montagne di Pistoia due castella,
Cavignano e Mammiano. Castruccio veggendosi assalire per sì fatto modo, con
tutto che l'agosto dinanzi fosse stato malato a moRte d'una sua gamba, come valente
signore, vigorosamente e con grande sollecitudine s'argomentò a riparo, che
incontanente fece porre campo e battifolli, overo bastite, molto forti a le
dette due castella, ed egli cogli più della sua cavalleria venne a Pistoia per
fornire la sua oste, e per istare a·ppetto al duca e a' Fiorentini, acciò che
non potessono soccorrere le dette castella. Al duca e al suo consiglio parve
avere fatta non savia impresa, ma perché avea promesso a quelle castella il suo
soccorso, sì vi mandò la masnada de' Tedeschi, ch'erano CC cavalieri, i quali
teneano i Fiorentini, e C altri soldati con Vc pedoni, e capitano di loro
messer Biagio de' Tornaquinci di Firenze, i quali salirono a la montagna; ma
per forti passi e per grandi nevi che vennono in quegli giorni non s'ardirono
di scendere a fornire le castella; e sentendo l'assedio de la gente di
Castruccio, ch'era grosso, il duca fece cavalcare a Prato quasi tutta sua gente
e l'amistadi, che furono intorno di IIm cavalieri e pedoni assai. E da Prato si
partì di questa gente messer Tommaso conte di Squillaci con CCC cavalieri
scelti, e co·llui messer Amerigo Donati, e messere Giannozzo Cavalcanti con M
pedoni, e salirono a la montagna per pugnare di fornire per forza le dette
castella; e l'altra cavalleria e popolo ch'era in Prato cavalcarono infino a le
porte di Pistoia, e poi si puosono a campo in sul castellare del Montale, e
stettonvi III dì attendati; e in questa stanza fu il più forte tempo di vento e
d'acqua, e a la montagna di nevi, che si ricordi di gran tempo; che per
necessitade quelli ch'erano al Montale, non possendo tenere le tende tese,
convenne che·ssi levassono e tornassono in Prato; e levati, tornaro sanza niuna
buona ordine di guerra per tal modo che se Castruccio fosse stato in Pistoia,
avrebbono avuto assai a·ffare. E la gente nostra ch'era a le montagne, per lo
grande freddo e nevi appena poteano vivere, e falliva loro la vittuaglia sì che
per necessità, e ancora perché Castruccio con tutta sua gente vi cavalcò da
Pistoia e rafforzò l'oste e prese i passi che venieno a le dette castella, sì
che la gente del duca in nulla guisa poterono fornire le dette castella, e
furono in aventura d'essere sorpresi; e se poco avessono atteso che la gente di
Castruccio si fossono ingrossati e stesi sopra i passi delle montagne, non ne
scampava mai uno. E pur così ebbono assai a·ffare, e lasciarono per le montagne
assai cavagli e somieri istraccati, e convenne loro per forza tornare per lo
contado di Bologna. E partita la gente del duca, i detti due castelli, quegli che
v'erano dentro, di notte si fuggirono; ma gli più di loro furono morti e presi,
e la nostra gente tornarono in Firenze a dì XX d'ottobre con onta e con
vergogna. Avute Castruccio le dette castella, sanza tornare in Pistoia o
andarne a Lucca, come sollecito e valoroso signore sì traversò colla sua oste
per le montagne di Carfagnana e di Lunigiana, per torre il passo e la
vittuaglia a Spinetta e alla sua oste. Il detto Spinetta sentendo la venuta di
Castruccio, e udendo com'egli avea prese le dette castella, e più, che·lle spie
non vere rapportarono come la gente del duca era stata sconfitta a la montagna,
si ritrasse con sua gente e lasciò la 'mpresa, e ripassò l'alpe, e ritornò in
Parma. E di vero, se poco più vi fosse dimorato, sì v'era preso con tutta sua
gente. E così la prima impresa del duca per non proveduto consiglio tornò in
vano, e con vergogna. E ciò fatto, Castruccio fece disfare in Lunigiana le più
delle fortezze che v'erano, perché non gli si rubellassono, e tornò in Lucca
con gran trionfo, e fece ardere e guastare il suo castello di Montefalcone in
su la Guisciana, e quello del Montale di Pistoia per avere meno a guardare, e
perché la gente del duca non gli potessono prendere. Avemo sì lungamente detto
sopra la materia, imperciò che furono nuovi e diversi avenimenti di guerra in
pochi giorni. Lasceremo alquanto de' fatti della nostra guerra, e diremo di
grandi e nuove cose ch'avennono in Inghilterra in quegli medesimi tempi.
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