VIII
Di quello
medesimo.
Lo re Adoardo
sentendo l'aparecchiamento del navilio e de' cavalieri che gli venia adosso co
la moglie e col figliuolo, col consiglio del detto messer Ugo si ritrasse con
sua gente d'arme verso le marce e' confini di Scozia per non lasciare la detta
armata porre in terra. Ma il capitano de la detta armata maestrevolemente
procedendo, non andarono al luogo ove aveano data la boce, ma puosono a
Giepsivi presso di Londra a LXX miglia, a dì XV d'ottobre MCCCXXVI.
Incontanente ch'ebbono posto in terra, il popolo di Londra si levò a romore, e
corsono la terra, gridando: “Viva la reina e il giovane re, e muoiano i
dispensieri e i loro seguaci”; e presono il vescovo di Silcestri, ch'era
aguzzetta del detto messer Ugo, e tagliargli la testa; e tutti i famigliari e'
seguaci de' dispensieri che trovarono uccisono; e le case della compagnia de'
Bardi loro mercatanti rubarono e arsono, e più giorni durò la città ad arme e
disciolta infino a la venuta della reina; e simile quasi tutti i baroni
d'Inghilterra si ridussono co la reina, e abandonarono lo re. E giunta la reina
in Londra fu ricevuta a grande onore, e riformata la terra, non s'intese ad
altro che perseguitare i dispensieri e lo re. E in questo mese fu preso messer
Ugo il vecchio, padre di messer Ugo il giovane il Dispensiere che guidava il
re, e fu tranato co le sue armi indosso, e poi impiccato. E ciò fatto, la reina
e 'l figliuolo con sua oste seguirono il re e messer Ugo infino in Guales,
ch'erano nel castello chiamato Carfagli, gli assediarono più tempo, il quale
era molto forte di selve e di marosi. A la fine s'accordò il re col detto
messer Ugo, e comunicarsi insieme di mai non abbandonarsi, e armarono uno
battello, e di notte uscirono del castello per andarsene in Irlanda con uno
loro seguace ch'avea nome il Baldotto, prete e roffiano, e più altri
famigliari. Ma come piacque a Dio, non erano sì tosto infra mare XX miglia, che
'l vento e tempesta di fortuna e la corrente gli recava a terra, e questo fu
per più volte; e veggendo che non poteano passare, sì scesono in terra nel
profondo e salvatico di Gales per venire al castello di Carsigli ov'era il
figliuolo del detto messer Ugo, quasi con poca compagnia e sconosciuti. Il
conte di Lancastro cugino del re, e fratello di colui a cui fece tagliare la
testa con gli altri baroni, come inn-altra parte facemmo menzione, sì gli
faceva a sua gente perseguitare il re e messere Ugo tanto, che gli trovarono
presso di Meti in Guales: gli sorpresono; e 'l re domandando s'erano amici,
dissono di sì, e che l'aveano per loro signore, e inginocchiarsi a·llui, ma che
voleano messer Ugo; allora disse il re: “Non siete con meco, se voi siete
contra costui”; e lo re tenendo messer Ugo accostato a·llui, e 'l braccio in
collo per guarentillo, nullo gli ardia a porre mano adosso per prenderlo; ma il
capitano di quella gente sagacemente richiese il re di parlarli in segreto per
suo grande bene. Il re iscostandosi da messer Ugo per parlare a colui, un altro
della compagnia... disse al detto messere Ugo, se volea scampare il seguisse; e
così fece.
Incontanente
dal Guales il traviarono per boschi di lungi bene XXX miglia; e lo re
veggendosi così ingannato si dolfe molto, ma poco gli valse; che cortesemente
fu menato egli e 'l Baldotto e gli altri ch'erano co·lloro presi. Come il conte
sentì come lo re e sua compagnia erano presi, sì cavalcò in quella parte, e
trovando traviato messer Ugo, andò in verso la casa di colui che l'avea preso;
trovando, lo menò; e partito da' compagni, e' prese la moglie e' figliuoli, e
minacciogli d'uccidere, o gl'insegnassono quegli ch'aveano messer Ugo. Quivi
patteggiò e vollene il Gualese libbre M di sterlini. Incontanente il conte lo
fece pagare per averlo. E ciò fatto, furono menati messer Ugo, e 'l Baldotto
suo prete, e Sime di Radinghe presi con grandi grida e molti corni dinanzi a la
reina, ch'era ad Eriforte; e poco appresso messer Ugo coll'armi sue a ritroso
fue tranato, e poi impiccato, e poi tagliata la testa e squartato, e mandato
ciascuno quartiere in diverse parti del reame, e ivi penduti, e le 'nteriora
arse. E ciò fu del mese di novembre MCCCXXVI, a dì XXIIII. E per questo modo la
valente reina si vendicò del suo nimico ch'avea guasto il re suo marito e tutto
il reame. Lo re fu menato per lo conte di Lancastro a Gudistocco, e in quello
castello fu tenuto cortesemente pregione; poi i baroni raunati a parlamento
richiesono lo re ch'egli perdonasse a la reina e al figliuolo e a chiunque l'avea
perseguito, e giurasse e promettesse di guidare il reame per consiglio de' suoi
baroni; e se ciò non volesse fare, e' farebbono re Adoardo suo figliuolo. Lo re
aontato de la vergogna a·llui fatta, in nulla guisa volle vedere la moglie né
'l figliuolo, né dimettere, né perdonare; innanzi volle essere disposto re ed
essere pregione. Per la qual cosa i baroni feciono coronare re Adoardo il terzo
suo figliuolo, e ciò fu il dì della Candellora, anno MCCCXXVI. E la reina
veggendo che 'l re no·lle volle perdonare, né tornare a esser re, mai poi non
fue allegra; ma come vedova si contenne in dolore, e volentieri avrebbe
ritratto ciò ch'ella avea fatto. E poi il detto re Adoardo stando in pregione,
per dolore infermò, e morìo del mese di settembre, gli anni di Cristo
MCCCXXVII, e per molti si disse che fu fatto morire; e dianvi fede. E così i
laidi peccati, chi gli segue contra Idio, hanno mali cominciamenti, e mali
mezzi, e dolorosa fine. Lasceremo de' fatti d'Inghilterra, che assai n'avemo
detto, e torneremo alquanto a' nostri di Firenze e d'Italia.
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