XXXIII
Come il
Bavero, fatto suo parlamento in Lombardia, passò in Toscana.
Per la detta
presura di Galeasso e de' suoi si maravigliarono e impaurirono tutti i tiranni
ghibellini di Lombardia e di Toscana, imperciò che propio lo studio e podere e
dispendio di Galeasso, e per suo consiglio, il detto Bavero s'era mosso
d'Alamagna e venuto in Lombardia; ed egli prima l'avea abbattuto di signoria e
messo in pregione. Per la qual cosa il detto Bavero ordinò di fare uno parlamento
generale a uno castello di bresciana che si chiama Liorci, e fece sommuovere e
richiedere tutti i caporali di parte d'imperio di Lombardia e di Toscana al
detto parlamento; e Galeasso mandò legato in pregione nel castello di Moncia; e
Marco lasciò, perché nol trovò in nulla colpa; e Luchino e Azzo gli tagliò in
XXVm di fiorini d'oro per loro redenzione, de' quali pagaro XVIm, e menò seco
presi cortesemente al detto parlamento. E partissi di Milano a dì XII d'agosto
nel detto anno. E al detto parlamento fu messer Cane signore di Verona, e
messer Passerino signore di Mantova, e Rinaldo de' marchesi d'Esti, e Guido
Tarlati disposto vescovo d'Arezzo, e ambasciadori di Castruccio e di tutte le
terre di parte d'imperio, nel quale parlamento palesò lettere di trattato che
Galeasso mandava al legato del papa contra 'l detto Bavero, per mostrare la
cagione perché preso l'avea. Chi disse che furono vere, e chi che furono false.
E nel detto parlamento in dispetto di santa Chiesa fece tre vescovi, uno in
Chermona e l'altro in Commo e l'altro, uno de' Tarlati, a la Città di Castello.
E ciò fatto, ordinò suo passaggio in Toscana; e truovasi ch'ebbe infino allora
da' Milanesi e tiranni e terre ghibelline d'Italia CCm fiorini d'oro; e
bisognavangli, però ch'egli e sua gente erano molto poveri di danari. E partito
il detto parlamento, Marco e Luchino e Azzo Visconti si fuggirono e entrarono
nel castello di Liseo, e poi feciono guerra a Milano. Il Bavero venne a
Chermona, e di là passò per lo ponte il fiume del Po a dì XXIII d'agosto, gli
anni di Cristo MCCCXXVII, e venne al borgo a San Donnino con MD cavalieri de'
suoi, con quegli ch'avea trovati in Milano, e CCL di quegli di messer Cane, e
CL di messer Passerino, e C di quegli de' marchesi d'Esti; e sanza nullo
contasto passò per lo contado di Parma le montagne apennine, e capitò a
Pontriemoli in calen di settembre nel detto anno. E sì avea il legato che in
Lombardia era per la Chiesa più di IIIm cavalieri soldati, e non si mise a
contastarlo, ch'assai era leggere per li forti passi; onde il detto legato
molto fu abbominato di tradimento da' fedeli di santa Chiesa di Toscana, ed
iscusavasi come non avea dal papa i danari di loro paghe, e però non poteva
fare cavalcare la sua gente.
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