XXXV
Come il
Bavero ebbe la città di Pisa.
I Pisani
veggendosi traditi de la 'mpresa de' loro ambasciadori, e così subitamente
venuto il Bavero e Castruccio all'assedio della città, isbigottirono assai; ché
se ciò avessono creduto, di certo avrebbono prima mandato per soccorso in
Firenze al duca di cavalieri e di gente, con tutto ch'a la 'nfinta stessono in
trattato co·llui, e ebbono da' Fiorentini arme e saettamento assai. Ma
veggendosi così assaliti francamente, ripresono vigore e buono ordine di
guardia della città, rimurando tutte le porte, e guardando le mura. Il secondo
dì il Bavero passò Arno, e puosesi nel borgo di San Marco, e Castruccio rimase
dal lato de la città di verso Lucca con sua oste, e poi si stese l'oste a la
porta di San Donnino e a quella della Legatia sanza contasto niuno, e in pochi
dì feciono uno ponte di legname dal borgo a San Marco a San Michele de' Prati,
e un altro ne fece fare in su barche dal lato di sotto a la Legatia, sì che in
pochi giorni tutta ebbono assediata la città intorno intorno; ne la quale oste
avea il Bavero, tra di sua gente e di quella di Castruccio e d'altri Ghibellini
di Toscana e di Lombardia, IIIm cavalieri o più, male a cavallo, e popolo
grandissimo del contado di Lucca e di Pisa medesimo, e di quello di Luni e
della riviera di Genova; e di presente ebbono Porto Pisano; e poi faccendo
cavalcare per lo contado co' caporali degli usciti di Pisa, in pochi giorni
ebbe a suo comandamento tutte le castella e terre di Pisa. Onde ciò sappiendo i
Pisani che teneano la città, molto isbigottiro: né già però non mandarono per
soccorso al duca, se non di moneta, per pagare i loro soldati ch'erano a la
guardia della terra, perché non s'ardivano a fare gravezza a' cittadini, perché
il popolo minuto non si levasse contro a·lloro; e 'l duca vi mandò moneta per
lettere di compagnie di Firenze ch'erano dentro, e più ve ne avrebbe mandati,
se non ch'egli sentì ch'eglino stavano in trattato col Bavero, avegna che a la
difensa fossono uniti e feroci. E più assalti e battaglie diede a le porte, e
fece cavare sotto le mura, e più difici strani levare per dare battaglia a la
città; ma tutto era niente, si era forte e bene guernita. E così vi stette il
Bavero all'assedio con grande affanno e con più difalte più d'uno mese. Ma come
piacque a Dio, per pulire i peccati de' Pisani, disensione nacque tra coloro
che governavano la terra, e de' primi fu il conte Fazio figliuolo del conte
Gaddo, giovane uomo, e Vanni di Banduccio Bonconti, che per lettere e promesse
di Castruccio dissono di volere pace, e gli altri che co·lloro reggeano la
terra, temendo, dissono il simigliante; e feciono trattato d'acordo, e di
dargli la città, LXm fiorini d'oro, rimanendo in loro giuridizione e stato, e che
Castruccio né' loro usciti non potessono entrare in Pisa sanza loro volontà,
stando a' confini. E compiuto e giurato per lo Bavero il detto falso accordo,
gli diedono la terra a dì VIII d'ottobre, gli anni della incarnazione di Cristo
MCCCXXVII al nostro corso; e la domenica dì XI d'ottobre appresso v'entrò il
Bavero e la donna sua con tutta sua gente paceficamente sanza nulla novità
fare; e Castruccio e sua gente e gli usciti di Pisa rimasono di fuori. Ma al
terzo giorno i Pisani medesimi per piacere al signore, e per paura, non potendo
altro per lo popolo minuto, arsono i patti scritti del loro trattato, e
liberamente sanza niuno nisi da capo gli diedono la signoria de la
città, e rivocarono Castruccio e tutti i loro usciti i quali di presente
tornarono in Pisa. E nulla novità v'ebbe, se non che uno ser Guiglielmo da
Colonnata, il qual era stato bargello in Pisa, menandolo al Bavero uno suo
conastabole, e il popolo minuto gli venia gridando dietro, il detto conastabole
l'uccise ne la piazza in presenza del signore, credendoli piacere; per la qual
cosa il detto Bavero per mostrare giustizia fece prendere il detto, ch'avea
nome messer Currado de la Scala tedesco, e fecegli tagliare il capo, e fece
mandare bando che ogni maniera di gente potesse andare e venire sano e salvo
per Pisa e per lo contado, pagando la gabella di danari VIII per libbra d'ogni
mercatantia: e ciò fece perché i mercatanti non si partissono di Pisa, e per
avere maggiore entrata, e i Pisani civanza di moneta. E ciò fatto, fece una
colta sopra i Pisani di LXm fiorini d'oro per pagare suoi cavalieri, e appena
fu cominciata di pagare, che ne puose sopra quella una di Cm fiorini d'oro per
fornire suo viaggio a Roma; onde i Pisani si tennono morti e consumati,
imperciò che per la perdita di Sardigna e per quella guerra erano molto
assottigliati d'avere; e chiunque avea niente in Pisa, si pentea forte
dell'accordo, che di certo se si fossono sostenuti un altro mese, come poteano,
aveano diliberi del Bavero loro e tutta Italia, ma dopo volta si ravidono
co·lloro danno e struggimento. Del detto accordo da' Pisani al Bavero s'ebbe
grande dolore per gli Fiorentini e per tutti coloro che teneano a la parte
della Chiesa, imperciò che come il Bavero era per istraccarsi durando
l'assedio, per la impresa di Pisa fu esaltato e ridottato da tutte genti.
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