XXXVI
Come
quegli che fu vescovo d'Arezzo si partì male in accordo dal Bavero, e tornando
ad Arezzo morì in Maremma.
Nel detto
anno Guido Tarlati signore d'Arezzo, e stato disposto vescovo, si partì di Pisa
dal Bavero assai male contento, per grosse parole e rimprocci avuti da
Castruccio dinanzi al detto signore; intra gli altri rimprocci che Castruccio
il chiamò traditore, dicendo che quand'egli sconfisse i Fiorentini ad Altopascio,
e venne con Azzo Visconti a Peretola, se 'l vescovo d'Arezzo fosse venuto colle
sue forze verso Firenze per la via di Valdarno, la città di Firenze non si
potea tenere; e in parte si potea appressare al vero. Il vescovo rispuose che
traditore era egli ch'avea cacciato di Pisa e di Lucca Uguiccione da Faggiuola
e tutti i grandi Ghibellini di Lucca che gli avevano data la signoria, sì come
tiranno, e ch'egli non dovea rompere la pace a' Fiorentini, se non la
rompessono a·llui, come avea fatto elli, rimproverandogli che se non fossono i
suoi cavalieri e danari che gli mandò, non potea sostenere l'oste contra i
Fiorentini, e per lui avea vinto. Per questi rimprocci il Bavero non gli avea
fatto onore, né ripreso Castruccio, onde molto dispetto prese, e si partì di
Pisa; e quando fu in Maremma, cadde malato al castello di Montenero, nel quale
passò di questa vita a dì XXI del mese d'ottobre. E innanzi che morisse, in
presenza di più genti, frati e cherici e secolari, o per isdegno preso o per
buona coscienza, si riconobbe sé avere errato contro al papa e santa Chiesa, e
confessò come papa Giovanni era giusto e santo, e 'l Bavero, che si facea
chiamare imperadore, era eretico e fautore d'eretici, e sostenitore di tiranni,
e non giusto né degno signore, promettendo e giurando (e di ciò a più notai
fece fare solenni carte) che se Dio gli rendesse santade, che sempre sarebbe
obediente a santa Chiesa e al papa, e nimico de' suoi ribelli; e con molte
lagrime domandò penitenzia e misericordia: ebbe i sacramenti di santa Chiesa, e
co la detta contrizione morì; onde fu tenuto gran fatto in Toscana. E lui
morto, per gli suoi ne fu portato il corpo ad Arezzo, e là sepolto a grande
onore, come quegli ch'avea molto acresciuta la città d'Arezzo e 'l suo
vescovado. Per la sua morte l'oste d'Arezzo e di quegli di Castello, ch'erano
con battifolli a l'assedio a Castello di Monte Sante Marie, se ne partirono
come in isconfitta e tornarono ad Arezzo; e feciono gli Aretini signori de la
terra per uno anno Dolfo e Piero Saccone da Pietramala.
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