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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro undecimo
      • XLI               Come in Firenze fu arso maestro Cecco d'Ascoli astrolago per cagione di resia.
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XLI

 

           

Come in Firenze fu arso maestro Cecco d'Ascoli astrolago per cagione di resia.

           

Nel detto anno, a XVI di settembre, fu arso in Firenze per lo 'nquisitore de' paterini uno maestro Cecco d'Ascoli, il qual era stato astrolago del duca, e avea dette e rivelate per la scienza d'astronomia, overo di nigromanzia, molte cose future, le quali si trovarono poi vere, degli andamenti del Bavero e de' fatti di Castruccio e di quegli del duca. La cagione perché fu arso sì fu perché, essendo in Bologna, fece uno trattato sopra la spera, mettendo che nelle spere di sopra erano generazioni di spiriti maligni, i quali si poteano costrignere per incantamenti sotto certe costellazioni a potere fare molte maravigliose cose, mettendo ancora in quello trattato necessità alle infruenze del corso del cielo, e dicendo come Cristo venne in terra accordandosi il volere di Dio co la necessità del corso di storlomia, e dovea per la sua natività essere e vivere co' suoi discepoli come poltrone, e morire de la morte ch'egli morìo; e come Anticristo dovea venire per corso di pianete in abito ricco e potente; e più altre cose vane e contra fede. Il quale suo libello in Bologna riprovato, e ammonito per lo 'nquisitore che no·llo usasse, gli fu opposto che l'usava in Firenze; la qual cosa si dice che mai non confessò, ma contradisse a la sua sentenzia, che poi che ne fu ammonito in Bologna, mai no·llo usò; ma che il cancelliere del duca, ch'era frate minore vescovo d'Aversa, parendogli abominevole a tenerlo il duca in sua corte, il fece prendere. Ma con tutto che fosse grande astrolago, era uomo vano e di mondana vita, ed erasi steso per audacia di quella sua scienza in cose proibite e non vere, però che la 'nfruenza delle stelle non costringono necessitade, né possono essere contra il libero arbitrio dell'animo dell'uomo, né maggiormente a la proscienzia di Dio, che tutto guida, governa e dispone a la sua volontà.

 




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