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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro undecimo
      • XLIX               Come il Bavero si partì di Pisa per andare a Roma.
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XLIX

 

           

Come il Bavero si partì di Pisa per andare a Roma.

           

Nel detto anno MCCCXXVII il Bavero essendo stato in Pisa, poi che la vinse, come adietro facemmo menzione, non intese a fare guerra niuna contra' Fiorentini, né contra il loro signore messer lo duca, ma solamente a raunare moneta per fornire suo cammino verso Roma, e da l'ottobre ch'egli prese Pisa infino a la sua partita trasse da' Pisani, con XXm fiorini d'oro che impuose al chericato di Pisa, che di libbre e d'imposte e di loro rendite e gabelle, CCm fiorini d'oro, con molti guai de' Pisani, che alla loro difensione contra al detto Bavero non ardirono a imporre Vm. E ciò fatto, a XV di dicembre nel detto anno, con sua gente in numero di IIIm cavalieri e con più di Xm bestie uscì della città di Pisa, e acampossi a la badia di Santo Remedio presso a Pisa a tre miglia, e di mandò innanzi per la via di Maremma il suo maliscalco co' conti a Santa Fiore e con Ugolinuccio da Baschio con VIIc cavalieri e IIm pedoni, acciò che prendessono i passi di Maremma, e fornissono il cammino di vittuaglia. E nel detto luogo soggiornò il Bavero VI per attendere Castruccio duca di Lucca, il quale mal volentieri andava con lui a Roma, temendo di lasciare isguernita la città di Lucca e di Pistoia. A la file non vegnendo il detto Castruccio, e il Bavero avendo lettere e messaggi da' Romani, che avacciasse sua andata a Roma se volesse la terra, acciò che la parte degli Orsini e della Chiesa non vi mettessero prima la forza e gente del re Ruberto, si partì a XXI di dicembre, e fece la pasqua di Natale a Castiglione della Pescaia; e poi di passò il fiume d'Ombrone a la foce di Grosseto con grande affanno, perché per le gravi piogge il detto fiume era molto grosso, e uno ponte apposticcio ch'aveano fatto fare il suo maliscalco co' detti Maremmani, per soperchio incarico di sua gente si ruppe, e assai di sua gente e loro cavagli annegarono, e convenne che 'l signore passasse a la foce a la marina con due galee e più barche che fece venire da Piombino. Il quale passaggio, se 'l duca di Calavra co la sua gente e co' Sanesi avesse voluto impedire, assai era loro leggere e sicuro; ma poi che 'l Bavero fu in Toscana, il detto duca nol volle vedere né lui né sua gente, o per viltà di cuore, o per senno e comandamento del padre lo re Ruberto, per non venire a la zuffa co' Tedeschi, che l'andavano caendo. E così passò il Bavero la Maremma con grande affanno e con male tempo e grande soffratta di vittuaglia, albergando per necessità i più de la sua gente a campo nel cuore del verno. E pochi giorni apresso Castruccio con IIIc cavalieri de la migliore gente ch'egli avea, e con M balestrieri tra Genovesi e Toscani, seguì il Bavero e giunselo a Viterbo, e lasciò in Lucca e in Pistoia e in Pisa da M cavalieri per guardia con buoni capitani. Il detto Bavero, faccendo la via di Santa Fiore, e poi da Corneto e da Toscanella, giunse nella città di Viterbo a II del mese di gennaio del detto anno; ne la quale fu ricevuto a grande onore, sì come loro signore, però che Viterbo si tenea a parte d'imperio, ed erane signore e tiranno di quella uno ch'avea nome Salvestro di Gatti loro cittadino.

 

Lasceremo alquanto gli andamenti del Bavero, e torneremocciò che fece il duca di Calavra.

 




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