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Come il
duca di Calavra si partì della città di Firenze, e andonne nel Regno per
contradiare al Bavero.
Sentendo il
duca di Calavra ch'era in Firenze la partita del Bavero de la città di Pisa, e
come già era entrato in Maremma, a dì XXIIII di dicembre nel detto anno fece
uno grande parlamento in sul palagio del Comune ove abitava, ove furono i
priori e' gonfalonieri e' capitani de la parte guelfa, e tutti i collegi degli
uficiali di Firenze, e gran parte de la buona gente de la cittade, grandi e
popolani; e quivi per suoi savi solennemente e con belle dicerie anunziò la sua
partita, la quale a·llui era di necessità per guardare il suo regno e per
contastare le forze del Bavero, confortando i Fiorentini che rimanessono in
costanza e fedeli e con buono animo a parte di santa Chiesa e al padre e
a·llui, e ch'egli lasciava loro capitano e suo luogotenente messer Filippo di
Sangineto, figliuolo del conte di Catanzano di Calavra, e per suo consiglio
messer Giovanni di Giovannazzo e messer Giovanni da Civita di Tieti, grandi
savi in ragione e in pratica, e gente d'arme da M cavalieri, pagandogli CCm
fiorini d'oro l'anno, com'egli ci fosse, per soldo de' detti cavalieri, promettendo
che quando bisognasse egli in persona o altri di suo lignaggio verrebbe con
tutte sue forze a l'aiuto e difensione di Firenze. A·cciò che fu proposto e
detto per gli savi del duca, saviamente e con belle aringherie fornite di molte
autoritadi fu fatta la risposta per gli Fiorentini per certi loro savi,
mostrando doglia e pesanza di sua partita, però che con tutto non fosse stato
vivo signore né guerriere, come molti Fiorentini avrebbono voluto, e come potea
colle sue forze, sì fu pur dolce signore e di buono aiere a' cittadini, e nella
sua stanza adirizzò molto il male stato di Firenze, ed ispense le sette
ch'erano tra' cittadini, e con tutto che costasse grossamente la sua stanza in
Firenze, che di vero si trovarono spesi per lo Comune, in XVIIII mesi che il
detto duca fu in Firenze, co la moneta ch'egli aveva de' gaggi, più di DCCCCm
di fiorini d'oro; e io il posso testimonare con verità, che per lo Comune fui a
farne ragione, con tutto che' cittadini e tutti artefici guadagnarono assai da
lui e da sua gente. E dilibero il detto parlamento, il dì apresso del Natale
fece il duca grande corredo, e diè mangiare a molti buoni cittadini, e gran
corte di donne, e con grande festa e danze e allegrezza; e poi il lunedì
vegnente dopo terza, dì XXVIII di dicembre, si partì il detto duca di Firenze
co la donna sua, e con tutti i suoi baroni, e con ben MD cavalieri de la
migliore gente ch'avesse, e seguì suo cammino soggiornando in Siena e in
Perugia e a Rieti; e a dì XVI di gennaio, anno detto, giunse a l'Aquila, e là
si fermò con sua gente. Lasceremo alquanto del Bavero e del duca, faccendo
incidenza per dire d'altre novità infra 'l detto tempo.
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