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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro undecimo
      • L               Come il duca di Calavra si partì della città di Firenze, e andonne nel Regno per contradiare al Bavero.
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L

 

           

Come il duca di Calavra si partì della città di Firenze, e andonne nel Regno per contradiare al Bavero.

           

Sentendo il duca di Calavra ch'era in Firenze la partita del Bavero de la città di Pisa, e come già era entrato in Maremma, a XXIIII di dicembre nel detto anno fece uno grande parlamento in sul palagio del Comune ove abitava, ove furono i priori e' gonfalonieri e' capitani de la parte guelfa, e tutti i collegi degli uficiali di Firenze, e gran parte de la buona gente de la cittade, grandi e popolani; e quivi per suoi savi solennemente e con belle dicerie anunziò la sua partita, la quale a·llui era di necessità per guardare il suo regno e per contastare le forze del Bavero, confortando i Fiorentini che rimanessono in costanza e fedeli e con buono animo a parte di santa Chiesa e al padre e a·llui, e ch'egli lasciava loro capitano e suo luogotenente messer Filippo di Sangineto, figliuolo del conte di Catanzano di Calavra, e per suo consiglio messer Giovanni di Giovannazzo e messer Giovanni da Civita di Tieti, grandi savi in ragione e in pratica, e gente d'arme da M cavalieri, pagandogli CCm fiorini d'oro l'anno, com'egli ci fosse, per soldo de' detti cavalieri, promettendo che quando bisognasse egli in persona o altri di suo lignaggio verrebbe con tutte sue forze a l'aiuto e difensione di Firenze. A·cciò che fu proposto e detto per gli savi del duca, saviamente e con belle aringherie fornite di molte autoritadi fu fatta la risposta per gli Fiorentini per certi loro savi, mostrando doglia e pesanza di sua partita, però che con tutto non fosse stato vivo signoreguerriere, come molti Fiorentini avrebbono voluto, e come potea colle sue forze, sì fu pur dolce signore e di buono aiere a' cittadini, e nella sua stanza adirizzò molto il male stato di Firenze, ed ispense le sette ch'erano tra' cittadini, e con tutto che costasse grossamente la sua stanza in Firenze, che di vero si trovarono spesi per lo Comune, in XVIIII mesi che il detto duca fu in Firenze, co la moneta ch'egli aveva de' gaggi, più di DCCCCm di fiorini d'oro; e io il posso testimonare con verità, che per lo Comune fui a farne ragione, con tutto che' cittadini e tutti artefici guadagnarono assai da lui e da sua gente. E dilibero il detto parlamento, il apresso del Natale fece il duca grande corredo, e diè mangiare a molti buoni cittadini, e gran corte di donne, e con grande festa e danze e allegrezza; e poi il lunedì vegnente dopo terza, XXVIII di dicembre, si partì il detto duca di Firenze co la donna sua, e con tutti i suoi baroni, e con ben MD cavalieri de la migliore gente ch'avesse, e seguì suo cammino soggiornando in Siena e in Perugia e a Rieti; e a XVI di gennaio, anno detto, giunse a l'Aquila, e si fermò con sua gente. Lasceremo alquanto del Bavero e del duca, faccendo incidenza per dire d'altre novità infra 'l detto tempo.

 




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