LV
Come il
Bavero si partì di Viterbo e andonne a Roma.
Nel detto
anno MCCCXXVII, essendo il Bavero giunto in Viterbo, in Roma nacque grande
questione tra 'l popolo, e spezialmente tra' LII buoni uomini, chiamati IIII
per rione a la guardia del popolo romano, che parte di loro voleano liberamente
la venuta del Bavero sì come loro signore, e parte di loro parendo mal fare e
contra santa Chiesa, e parte voleano patteggiare co·llui anzi che si ricevesse
in Roma; e a questo terzo consiglio s'apresono nel palese per contentare il
popolo, e mandargli solenni ambasciadori a·cciò trattare. Ma Sciarra della
Colonna e Iacopo Savelli, ch'erano capitani del popolo, coll'aiuto di Tibaldo
di quegli di Santo Stazio, grandi e possenti Romani, i quali tre caporali erano
stati cagione de la revoluzione di Roma, e cacciati n'aveano gli Orsini e
messer Stefano de la Colonna, e' figliuoli, tutto fosse fratello carnale del
detto Sciarra, però ch'era cavaliere del re Ruberto e teneasi a sua parte; per
la qual cosa tutti gli amici del re Ruberto per tema si partirono di Roma, e
tolto fu agli Orsini Castello Santangiolo, e tutte le forze di Roma a·lloro e
a·lloro seguaci, sotto la forza e guardia del popolo. I sopradetti tre capitani
del popolo sempre nel segreto, dissimulando il popolo, ordinavano e trattavano
la venuta del Bavero e di farlo re de' Romani, per animo di parte ghibellina, e
per molta moneta ch'ebbono da Castruccio duca di Lucca, e da la parte ghibellina
di Toscana e di Lombardia. Incontanente mandarono segreti messi e lettere a
Viterbo al Bavero, che lasciasse ogni dimoranza, e venisse a Roma, e non
guardasse a mandato o detto degli ambasciadori del popolo di Roma. I quali
ambasciadori giunti a Viterbo, ed isposta solennemente la loro ambasciata co le
condizioni e patti loro imposte per lo popolo di Roma, commise il Bavero la
risposta dell'ambasciata a Castruccio signore di Lucca, il quale, com'era per
lo segreto ordinato, fece sonare trombe e trombette, e mandò bando ch'ogni uomo
cavalcasse verso Roma; “e questa”, disse agli ambasciadori di Roma, “è la
risposta del signore imperadore”. I detti ambasciadori cortesemente ritenne, e
fece ordinare e mandò scorridori innanzi prendendo ogni passo, acciò che ogni
messaggio o persona ch'andasse verso Roma fosse arrestato e ritenuto. E così si
partì il detto Bavero con sua gente de la città di Viterbo martidì a dì V di
gennaio, e giunse in Roma il giuovidì vegnente, dì VII di gennaio MCCCXXVII,
nell'ora di nona, e con sua compagnia bene IIIIm cavalieri, sanza contasto
niuno, com'era ordinato per gli detti capitani, e da' Romani fue ricevuto
graziosamente, ed ismontò ne' palazzi di Santo Pietro, e là dimorò IIII giorni;
poi passò il fiume del Tevero per venire ad abitare a Santa Maria Maggiore; e
il lunidì vegnente salì in Campidoglio, e fece uno grande parlamento, ove fu
tutto il popolo di Roma, ch'amava la sua signoria, e degli altri; e in quello
il vescovo d'Ellera dell'ordine degli agostini disse la parola per lui con
belle autoritadi, ringraziando il popolo di Roma dell'onore che gli aveano
fatto, dicendo e promettendo com'egli avea intenzione di mantenergli e
innalzargli, e di mettere il popolo di Roma in ogni buono stato, onde a' Romani
piacque molto, gridando: “Viva, viva il nostro signore e re de' Romani!”. E nel
detto parlamento s'ordinò la sua coronazione la domenica vegnente, e nel detto
parlamento il popolo di Roma il feciono sanatore e capitano del popolo per un
anno.
E nota che
col detto Bavero vennono in Roma molti cherici e parlati e frati di tutte
l'ordini, i quali erano ribelli e sismatici di santa Chiesa, e tutta la sentina
degli eretici de' Cristiani per contradio di papa Giovanni; per la qual cosa
molti de' cattolici cherici e frati si partirono di Roma, e fu la terra e la
santa città interdetta, e non vi si cantava uficio sacro né sonava campana, se
non che s'uficiava per gli suoi cherici sismatici e scomunicati. E 'l detto
Bavero commise a Sciarra della Colonna ch'egli costrignesse i cattolici cherici
che dicessono il divino uficio; ma per tutto ciò niente ne vollono fare; e il
santo sudario di Cristo fu nascoso per uno calonaco di San Piero che l'avea in
guardia, perché non gli parea degno si vedesse per gli detti sismatici, onde in
Roma n'ebbe grande turbazione.
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