LX
Come
Castruccio si partì di Roma dal Bavero sì tosto come seppe la perdita di
Pistoia.
Essendo
Castruccio in Roma col Bavero in tanta gloria e trionfo, come detto avemo,
d'esser fatto cavaliere a tanto onore, e confermato duca, e fatto conte di
palazzo e sanatore di Roma, e più ch'al tutto, era signore e maestro de la
corte del detto imperadore, e più era temuto e ubbidito che 'l Bavero, per
leggiadria e grandezza fece una roba di sciamito cremesi, e dinanzi al petto
con lettere d'oro che diceano: “È quello che Idio vuole”, e nelle spalle di
dietro simili lettere che diceano: “E sì sarà quello che Idio vorrà”. E così
egli medesimo profetezzò in sé le future sentenzie di Dio. E stando lui in
tanta gloria, come piacque a·dDio, prima perdé la città di Pistoia per lo modo
che detto avemo. Come la gente di Castruccio ebbono perduta Pistoia,
incontanente per terra e per mare mandarono messaggi e vacchette armate, sì che
per la via di mare Castruccio seppe la novella in Roma in tre dì. Incontanente
Castruccio fu al Bavero e re de' Romani detto imperadore, e dolfesi forte de la
perdita di Pistoia, rimprocciando che se non l'avesse menato seco Pistoia non
sarebbe perduta, mostrando grande gelosia della città di Pisa e di quella di
Lucca, che nonn avessono mutazione. Incontanente prese congio da·llui, e
partissi di Roma il primo dì di febbraio con sua gente. Ma Castruccio lasciò
sua gente in cammino, ed egli con pochi con grande sollecitudine e rischio per
gli passi di Maremma cavalcò innanzi, e giunse in Pisa con XII a cavallo a dì
VIIII di febbraio, anni MCCCXXVII. E la sua gente, ch'erano Vc cavalieri e M
pedoni a balestra, giunsono più giorni apresso. E nota che per la partita di
Castruccio tutto l'osordio e imprese del Bavero ch'avea ordinate per passare
nel Regno, gli vennono poi corte e fallite, come innanzi faremo menzione; però
che Castruccio era di grande consiglio in guerra e bene aventuroso, ed egli
solo più temuto dal re Ruberto e dal duca e da quegli del Regno, che 'l Bavero
con tutta sua gente. Sì che per l'aquisto di Pistoia Castruccio si partì di
Roma, onde allora il Bavero prolungò l'andare nel Regno, che se vi fosse ito sanza
indugio e col senno di Castruccio e con sua gente, di certo il re Ruberto era
in pericolo di potersi difendere, perché male s'era ancora proveduto a la
difesa. Come Castruccio fue in Pisa, al tutto prese la signoria de la terra, e
recò a sé tutte l'entrate e le gabelle de' Pisani; e oltre a·cciò gli gravò di
più incarichi di moneta. E poco apresso per alcuno trattato credette avere
Montetopoli per imbolìo, e cavalcòvi con sua gente una notte, e di sua gente
per condotta del traditore entrarono infino a l'antiporta. La mattina per tempo
quegli de la terra, e' soldati a cavallo e a piè che v'erano per lo Comune di
Firenze, sentirono il tradimento, e vigorosamente difesono la porta, e uccisono
il traditore, e coloro cu' egli avea già condotti dentro. Per la qual cosa
Castruccio si tornò a Pisa, e poi in calen di marzo fece fare una grande
cavalcata nel piano di Pistoia, ed egli medesimo venne a provedere Pistoia,
come quegli che tutto suo animo era disposto in raquistarla; e fece fornire
Montemurlo, e tornossi in Lucca sanza contasto niuno da' Fiorentini o dal
capitano del duca.
Lasceremo
alquanto de' processi di Castruccio, e diremo d'altre cose istrane ch'avennono
ne' detti tempi.
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