LXXVIII
Come il
Bavero adoperò con sua oste in Campagna per passare nel Regno, e come si tornò
a Roma.
Nel detto
anno, a dì XI di giugno, il popolo di Roma co la gente del Bavero stati più
tempo ad assedio al castello della Mulara, nel quale era la gente del re
Ruberto, per difalta di vittuaglia s'arendé al popolo di Roma, andandone sani e
salvi la gente del re, ch'erano IIIc cavalieri e Vc pedoni. E ciò fatto, il
Bavero colla detta oste andò a Cisterna, e arendési a·llui, e' Tedeschi la
rubarono tutta e arsono; e per caro di vittuaglia ch'ebbe nel campo del Bavero,
che vi valse o danari XVIII provigini il pane, e non ve n'avea, i Romani si
partirono tutti e tornarsi in Roma; e 'l Bavero tornando a Velletri, que' della
terra non ve lo lasciarono entrare per paura non rubassono la terra e
ardessono, come aveano fatto a Cisterna; per la qual cosa gli convenne stare di
fuori a campo a grande misagio. E in quella stanza la gente del re Ruberto
ch'erano in Ostia, per tema non v'andasse l'oste del Bavero, la rubarono tutta
e arsono, e abandonarla. Ancora nel detto dimoro a campo tra la gente del
Bavero ebbe grande dissensione, da' Tedeschi dell'alta Alamagna a quegli della
bassa, per cagione della preda di Cisterna e per lo caro della vittuaglia; e
armarsi in campo l'una parte e l'altra per combattersi; onde il Bavero con gran
fatica e promesse gli dipartì, mandandone a Roma que' de la bassa Alamagna, ed
egli cogli altri si tornò a Tiboli dì XX di giugno, e là dimorò intorno d'uno
mese per cercare via e modo d'entrare nel Regno; ma per povertà di moneta, e
per la carestia grande ch'era al paese, e' passi forti e guardati dal duca di
Calavra e da sua gente, non s'ardì a mettere, e tornossi a Roma a dì XX di
luglio. Lasceremo alquanto degli andamenti del Bavero, e torneremo adietro a
raccontare d'altre novità avenute in questo tempo in Toscana e per l'universo
mondo, che ne sursono assai.
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