LXXXIII
Come
Castruccio corse la città di Pisa e fecesene fare signore.
In questi
tempi e mese d'aprile Castruccio essendo in Pisa, e non parendogli che la terra
si reggesse bene a sua guisa, e convitando d'esserne al tutto signore, e certi grandi
e popolani di Pisa, i quali a la venuta del Bavero erano de la setta di
Castruccio, allora erano contra lui per non volerlo per signore, e aveano fatto
trattato in Roma col Bavero ch'egli donasse la signoria a la 'mperadrice, acciò
che Castruccio non avesse la signoria; e così fece per danari ch'ebbe da'
Pisani (la quale donna mandò a Pisa per suo vicario il conte d'Ottinghe
d'Alamagna, il quale da Castruccio infintamente fu ricevuto), ma due dì apresso
Castruccio con sua cavalleria e con gente a piè assai del contado di Lucca
corse la città di Pisa due volte, non riguardando reverenza o signoria del
Bavero o de la moglie, e prese messer Bavosone d'Agobbio, il quale il Bavero
v'avea lasciato per suo vicario, e messer Filippo da Caprona e più altri grandi
e popolani di Pisa, e per forza si fece eleggere signore libero di Pisa per II
anni, e ciò fu a dì XXVIIII d'aprile MCCCXXVIII; per la qual cosa il sopradetto
conte d'Ottinghe si ritornò a Roma con onta e vergogna. Ben si disse che
Castruccio il contentò di moneta, acciò che non si dolesse lui al Bavero né a
la donna sua; ma di certo di questa novità nacque grande isdegno coperto dal
Bavero a Castruccio, del quale sarebbe nato novità assai e diverse, se
Castruccio fosse lungamente vivuto, come innanzi faremo menzione.
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