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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro undecimo
      • LXXXIV               Come i Fiorentini renderono il castello di Mangone a messer Benuccio Salimbeni di Siena.
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LXXXIV

 

           

Come i Fiorentini renderono il castello di Mangone a messer Benuccio Salimbeni di Siena.

           

Nel detto anno, a XXX d'aprile, i Fiorentini per volontà e comandamento del duca loro signore, e per certe rapresaglie e roba de' Fiorentini sostenute da' Sanesi, renderono contra loro buona voglia il castello di Mangone a messer Benuccio de' Salimbeni di Siena, che vi cusava ragione per la moglie, la quale fu figliuola del conte Nerone da Vernia, e nipote del conte Alberto da Mangone; ma per certe ragioni e testamenti fatti con patti infra i conti da Mangone, chi di loro rimanesse sanza reda maschio legittimo, rimanesse e Vernia e Mangone al Comune di Firenze, e morto Alberto nullo ve ne rimanea, e 'l Comune di Firenze n'avea ragione, e n'era in possessione. Per la qual cosa il popolo di Firenze molto si turbò di renderlo; ma per lo male stato del nostro Comune, e per non recarne i Sanesi a nimici, e non potere contastare a la volontà del duca, si rendé per lo meno reo, con patti che messer Benuccio ne dovesse con C fanti fare oste e cavalcate col Comune di Firenze, e mandare uno palio di drappo ad oro per la festa del beato Giovanni.

 




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