LXXXV
Come
Castruccio puose l'assedio a la città di Pistoia.
Ne' detti
tempi grande quistione nacque dal Comune di Firenze a messer Filippo di
Sangineto, il quale il duca di Calavra avea lasciato in suo luogo e capitano di
guerra in Firenze per cagione che oltre a' patti di CCm fiorini d'oro che 'l
duca avea l'anno per la sua signoria e per tenere M cavalieri (che non ne tenea
allora VIIIc), sì volea che' Fiorentini fornissono a loro spese la città di
Pistoia e Santa Maria a Monte, e non bastava il costo de' soldati, che oltre a
le masnade a cavallo pagati de' danari de' Fiorentini, teneano i Fiorentini in
Pistoia M pedoni, e nel castello di Santa Maria a Monte Vc al loro soldo, sì
volea il detto messer Filippo si fornisse di vittuaglia de la moneta del Comune
le dette terre, e il duca ne volea e avea la signoria e dominazione libera de
la detta città di Pistoia e di Santa Maria a Monte. Onde isdegno e gara nacque
grande tra' rettori di Firenze e il detto messer Filippo e' suoi consiglieri; e
non sanza giusta cagione de' Fiorentini, però che 'l detto messer Filippo
quando prese Pistoia l'avea co la sua gente rubata e vota d'ogni sustanza, e
no·lla volea fornire di vittuaglia de la pecunia che gli rimanea, pagati i suoi
cavalieri, di CCm fiorini d'oro, che bene lo potea fare largamente, anzi gli
rimandava al duca nel Regno. Onde i Fiorentini ingrecati e imbizzarriti per lo
detto isdegno, s'acrebbe grossamente danno sopra danno e pericolo sopra
vergogna, come innanzi faremo menzione; che per ispesa di IIIIm fiorini d'oro
si trovava chi forniva la città di Pistoia, che costò poi a' Fiorentini più di
Cm, con danno e vergogna del Comune di Firenze e del duca che n'era signore.
Questa discordia sentendo Castruccio, e come Pistoia non era fornita per più di
due mesi, co la grande volontà ch'aveva di riprenderla, e di vendicarsi di
messer Filippo e de' Fiorentini de l'onta che·lline parea avere ricevuta de la
perdita di quella, come sollecito e valoroso signore vi mandò la sua gente, in
quantità di M cavalieri e popolo assai, a l'assedio, a dì XIII di maggio MCCCXXVIII,
e egli rimase in Pisa a sollecitare di fornire la detta oste. E mandòvi i
Pisani per comune, e col loro carroccio, i più contra loro volontà, e egli poi
venne in persona nella detta oste a dì XXX maggio con tutto il rimaso di sua
gente, e trovossi con XVIIc di cavalieri e popolo innumerabile, sì ch'elli
cinse la città d'intorno intorno di sua oste e con più battifolli, sì che nullo
vi potea entrare né uscire, avendo tagliate le vie e fatti i fossi e isbarre e
steccati di maravigliosa opera, acciò che nullo potesse uscire di Pistoia, né'
Fiorentini impedire né assalire sua oste da l'altra parte.
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