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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro undecimo
      • CXV               D'uno certo tradimento che fu scoperto che si doveva fare in Firenze.
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CXV

 

           

D'uno certo tradimento che fu scoperto che si doveva fare in Firenze.

           

Nel detto anno, in mezzo gennaio, fu menato uno trattato per Ugolino di Tano degli Ubaldini con certi uomini di piccolo affare di Firenze di tradire la città di Firenze in questo modo: che dovea mettere di sagreto in Firenze CC de' suoi fanti, e quegli stare nel borgo d'Ognesanti e di San Paolo, e una notte ordinata fare mettere fuoco in quattro case, in diverse parti di Firenze in San Piero Scheraggio e Oltrarno, le quali si trovarono allogate a pigione e stipate di scope; e appresi i detti fuochi, quando la gente fossono tratti al soccorso del fuoco, i detti fanti, onde dovea essere capo uno Giovanni del Sega da Carlone, oso fante e ardito, si doveano raunare in sul prato d'Ognesanti con più altri loro seguaci e Ghibellini, gridando: “Viva lo 'mperadore!”, e imbarrare le vie, e fare tagliare la porta del Prato e quella de le Mulina; e da Pistoia per cenno di fuoco ordinato doveano venire la notte M cavalieri di quegli del Bavero con M fanti in groppa a guida del detto Ugolino e altri usciti di Firenze, ed entrare in sul Prato e correre e combattere la terra. E da Pisa dovea simigliante quella notte muovere il maliscalco del Bavero con molta gente e venire a Firenze. Ma, come piacque a Dio, il detto trattato si scoperse per certi compagni del detto Giovanni del Sega, e liberò Idio la città di Firenze di tanto pericolo, con tutto che per molti cittadini si fece quistione, se potesse essere venuto fornito il detto tradimento, non essendo nella città possenti uomini ch'avessono risposto al tradimento, che non si trovò di vero; e in Firenze avea gente a cavallo assai, e a piè innumerabile quantità a la difensione, e la città grande, e in molte parti ripari e fortezze da difendere. Ma s'avessono proceduto, non era sanza grande rischio e pericolo, essendo il romore di notte e improviso, onde i cittadini sarebbono stati isbigottiti e in sospetto l'uno dell'altro per tema di maggiore ordine di tradimento, sì che ci e il pro e il contro. Ma come si fosse, il detto Giovanni fue menato in su uno carro per tutta la città attanagliato, e levatogli le carni di dosso co le tanaglie calde in fuoco, e poi piantato; e tre altri ch'aveano cerco e sentito il trattato, e non revelato, furono impiccati in sul prato d'Ognesanti; e Ugolino di Tano e più suoi seguaci condannati come traditori. E quegli che scopersono il trattato ebbono MM fiorini d'oro dal Comune, e brivileggiati che potessono sempre portare ogni arme da offendere e da difendere per guardia di loro persone. Ma per molti cittadini e forestieri si disse che la detta cerca e trattato sì pur fece, ma parendo al consiglio del Bavero impossibile a poterlo fornire e recarlo a fine sanza loro gran pericolo, sì il lasciarono, e il detto Ugolino degli Ubaldini e' suoi consorti a più loro amici e parenti fiorentini se ne scusarono, che non v'avea colpa.

 




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