CXXVIII
Come la
compagna de' Tedeschi dal Cerruglio vennono a Lucca e furono signori de la
terra.
Nel detto
anno, quattro dì apresso partito il Bavero di Pisa, ciò fu a dì XV d'aprile, i
suoi ribelli tedeschi ch'erano in sul Cerruglio in Valdinievole, come adietro
facemmo menzione, i quali erano intorno VIc uomini a cavallo, molto aspra e
buona gente d'arme, con trattato di certi Fiorentini, ond'era caporale e
menatore messer Pino de la Tosa e il vescovo di Firenze con certi altri
cittadini segreti, infino che 'l Bavero era in Pisa, faccendo loro grandi
promesse di danari per lo Comune di Firenze, e ancora con certo trattato con
masnade vecchie de' Tedeschi stati al servigio di Castruccio, i quali erano a
la guardia del castello de l'Agosta di Lucca, si feciono loro capitano messer
Marco Visconti di Milano, stato per loro gaggi promessi loro pregione. E
partirsi di notte tempore di Valdinievole e vennono a Lucca; e com'era
ordinato, fu data loro l'entrata del castello de l'Agosta; e incontanente
mandarono per Arrigo figliuolo di Castruccio e per gli suoi frategli, i quali
erano per confini del Bavero al castello loro di Monteggioli; e loro giunti, e
entrati nel castello di Lucca, vollono correre la terra. I Lucchesi per tema
d'essere rubati e arsi con Francesco Interminelli insieme, ch'era signore di
Lucca per lo Bavero, s'arenderono, e diedono la signoria dell'altra terra a
messer Marco e a' suoi seguaci del Cerruglio la domenica apresso. E poi in
questo stante corsono il paese d'intorno, e chi non facea le comandamenta sì
rubavano e uccideano come gente salvaggia e bisognosa che viveano di ratto. E
perché quegli de la terra di Camaiore si contesono, furono arsi e rubati, e
arsa e guasta la terra, e morti più di IIIIc di loro terrazzani a dì VI di
maggio: e poi corsono e guastarono intorno a Pescia. E in questa mutazione di
Lucca il detto messer Marco e' suoi seguaci mandarono a Firenze loro
ambasciadori frati agostini a richiedere i Fiorentini ch'atenessono loro i
patti de la moneta promessa, offerendosi di dare la signoria di Lucca e 'l
castello libero a' Fiorentini, pagando le masnade di loro gaggi sostenuti
ch'era lo stimo e loro domanda intorno di LXXXm fiorini d'oro, e promettendo di
perdonare e di lasciare i figliuoli di Castruccio in alcuno stato cittadinesco,
e non signori. Di ciò si tennono molti e più consigli in Firenze; e come la
'nvidia che guasta ogni bene, overo ch'ancora non fosse tempo di nostro felice
stato, overo che paresse loro ben fare, contastatori ebbe in Firenze assai.
Principale fu messer Simone de la Tosa contrario per setta, e per lignaggio
consorto di messer Pino, e più suoi seguaci grandi e popolani, mostrando con
belle ragioni e colorate la confidanza di messer Marco e de' Tedeschi istati
nostri contrarii e nimici, e come non era onore del Comune di Firenze a
perdonare a' figliuoli di Castruccio di tante offese ricevute dal padre; e così
il benificio trattato per lo Comune di Firenze d'avere la signoria di Lucca,
per invidia cittadina rimase, e presesi il peggiore con grande interesso e
dammaggio del nostro Comune, come innanzi per lo tempo faremo menzione.
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