CXLV
Come il
Bavero raunò sua gente in Parma credendosi avere la città di Bologna, e poi
come si partì d'Italia e andonne in Alamagna.
Nel detto anno,
a l'entrante del mese d'ottobre, il Bavero che si tenea imperadore, il quale
era a la città di Pavia, venne a Chermona, e poi a dì XVII di novembre venne a
Parma, e là si trovò con cavalieri che gli mandò il vicario suo da Lucca, con
più di MM cavalieri oltramontani, con intendimento d'avere la città di Bologna,
e di torla al legato del papa messer Beltrando dal Poggetto che v'era dentro
per la Chiesa. E ciò si cercava per certo trattato fatto per certi Bolognesi e
altri; il quale trattato fu scoperto, e fatta giustizia di certi traditori,
come innanzi nel seguente capitolo si farà menzione. E vedendo il detto Bavero
che 'l suo proponimento non gli era venuto fatto, a dì VIIII di dicembre
seguente si partì di Parma con ambasciadori de' maggiori caporali di Parma e di
Reggio e di Modana, e andonne a Trento per parlamentare con certi baroni de la
Magna e co' tiranni e signori di Lombardia, per ordinare al primo tempo d'avere
nuova gente e forte braccio per venire sopra la città di Bologna, e per torre il
contado di Romagna a la Chiesa. E stando al detto parlamento, ebbe novelle de
la Magna com'era morto il dogio d'Osterichi, eletto che fu a re de la Magna e
istato suo aversario, incontanente lasciò tutto il suo esordio d'Italia e
andonne in Alamagna, e poi non passò di qua da' monti.
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