CXLVI
Come la
città di Bologna volle essere tradita e tolta al legato cardinale per lo
Bavero.
Nel detto
anno, del mese d'ottobre, cospirazione fu fatta nella città di Bologna per
torla e rubellarla al detto legato cardinale, che dentro v'era per la Chiesa; e
a·cciò era capo Ettor de' conti da Panigo con ordine de' Rossi da Parma, perché
'l detto legato tenea in pregione Orlando Rosso per lo modo che dicemmo
adietro. E a questo trattato teneano l'arciprete di Bologna de la casa de'
Galluzzi, e messer Guido Sabatini, e più altri grandi e popolari di Bologna,
dispiacendo loro la signoria del legato. E co·lloro tenea mano Alberghettino
de' Manfredi, il qual'era per lo legato levato di sua signoria di Faenza, e
tenealo in Bologna intorno di sé a' suoi gaggi. E era l'ordine che 'l Bavero
detto imperadore, il quale era venuto da Pavia a Parma colle sue forze, come
nel capitolo dinanzi dicemmo, dovea venire a Modana e fare cavalcare parte di
sua gente in Romagna; per la qual cavalcata con ordine del detto Alberghettino
doveano fare rubellare Faenza e mettervi la detta cavalleria; e come le masnade
della Chiesa per la detta venuta del Bavero e cavalcata di sua gente fossono
uscite di Bologna per andare a le frontiere, come per lo legato era ordinato,
si dovea levare la città di Bologna a romore per quegli caporali che guidavano
il trattato, e loro seguaci; e il detto Ettor da Panigo con Guidinello da
Montecuccheri con grande quantità di fanti e masnadieri a piè doveano al giorno
nomato venire dalle montagne in Bologna con quegli cittadini ch'aveano fatta la
congiura, e con loro séguito, ch'erano molti, cacciarne i·legato e sua gente, e
mettervi dentro il Bavero co le sue genti. La quale congiurazione fu scoperta
segretamente al legato per alcuno seguace de' congiurati, credendosene valere
di meglio; per la qual cosa il legato fece pigliare il detto Alberghettino, e
l'arciprete de' Galluzzi, e 'l detto messer Guido, e Nanni de' Dotti cognato
d'Ettor da Panago, e più altri grandi cittadini e popolani di Bologna. Ma il
detto Ettor non poté avere, perché già era a la montagna a raunare suo isforzo.
E disaminata la detta congiura, e confessata per gli detti traditori, il legato
trovò che la congiura era sì grossa, e tanti e tali cittadini di Bologna vi
teneano mano, ch'egli non s'ardia a farne fare giustizia, con tutta la forza
delle sue masnade, dubitando forte che la città di Bologna non si levasse a
furore contra lui; e bisognavagli bene, avendo così di presso il Bavero e le
sue forze. Per la qual cosa il legato mandò per aiuto di gente al Comune di
Firenze perché fossono a la sua guardia; i quali Fiorentini gli mandarono di
presente CCC cavalieri de le migliori masnade ch'avessono, e IIIIc balestrieri
tutti soprasegnati di soprasberghe, il campo bianco e 'l giglio vermiglio,
molto bella e buona gente, de' quali avea la 'nsegna del Comune di Firenze
messer Giovanni di messere Rosso de la Tosa. E come la detta gente fu venuta in
Bologna, il legato fu rassicurato e forte, e al terzo dì fece al suo
maliscalco, armata tutta sua gente e quella de' Fiorentini, in su la piazza di
Bologna mozzare il capo a' sopradetti presi caporali de la congiura, salvo che
l'arciprete, perch'era sacro, fece morire d'inopia inn-orribile carcere.
E di queste
cose io posso rendere testimonio, ch'io era allora in Bologna per ambasciadore
del nostro Comune al legato. E se non fosse il soccorso che 'l nostro Comune vi
mandò così sùbito, la città di Bologna era perduta per la Chiesa, e prendea stato
d'imperio e ghibellino; e il legato e sua gente in pericolo di morte, o
d'esserne cacciati, sì era la terra in grande gelosia, e pregna di male talento
contra il legato e sua gente: e per cagione di ciò ritenne il legato più mesi
la detta gente de' Fiorentini al suo servigio e guardia a' gaggi de'
Fiorentini; ma male fu gradito per lo legato sì fatto e tale servigio de'
Fiorentini, come innanzi si potrà vedere, ove tratteremo de' suoi processi.
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