CLXI
Di certo
tradimento ordinato in Pisa, e come i Pisani mandarono preso l'antipapa a papa
Giovanni a Vignone.
Nel detto
anno e mese di luglio ne la città di Pisa era ordinata cospirazione, ond'era
capo messer Gherardo del Pellaio de' Lanfranchi, per cagione che a·llui e alla
sua setta parea che quegli che reggeano la terra fossono contra parte
imperiale, e tenessono troppo colla Chiesa e co' Fiorentini, overo per invidia
de la signoria. La quale congiura scoperta, il detto messer Gherardo e più suoi
seguaci si partirono di Pisa, e furono condannati per rubelli, e IIII popolani
che ne furono presi come traditori furono impiccati. E ciò fatto, a dì IIII
d'agosto vegnente, il Comune di Pisa in accordo col conte Fazio mandarono
l'antipapa preso a Vignone in su due galee provenzali armate, con certo ordine
e patti trattati per loro ambasciadori col papa. Il quale antipapa giunse a
Vignone a dì XXIIII d'agosto, e poi il dì seguente in piuvico concestoro
dinanzi al papa e' cardinali e tutti i prelati di corte il detto antipapa col
capestro in collo si gittò a' piè del papa cheggendo misericordia; e con bello
sermone e autorità si confessò peccatore e eretico col Bavero insieme che fatto
l'avea, mettendosi a la mercé del papa e de la Chiesa. Per la qual cosa il papa
risposto al suo sermone saviamente, co·llagrime, più per soperchia allegrezza,
si disse, che per altra pietade, il levò colle sue mani di terra e basciollo in
bocca e perdonogli, e fecegli dare una camera sotto la sua tesoreria e libri da
leggere e studiare; e vivea de la vivanda del papa, faccendolo tenere sotto
cortese guardia, non lasciandogli parlare ad alcuna persona. E in questo modo
vivette poi tre anni e uno mese; e lui morto, fu soppellito onorevolemente a la
chiesa de' frati minori in Vignone in abito di frate. Di questo inganno e
tradimento fatto per gli Pisani dell'antipapa il Comune di Pisa e il conte
Fazio ne furono in grande grazia di papa Giovanni, e ciò che voleano aveano in
sua corte, e mandava in Pisa da XX robe da cavalieri; onde i Fiorentini e gli
altri Comuni di Toscana istati sempre fedeli e amatori di santa Chiesa molto ne
sdegnarono.
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