CLXX
Come si
levò l'oste de' Fiorentini da Lucca, e come i Lucchesi si diedono al re
Giovanni di Buem.
Tornando a
nostra materia dell'assedio de la città di Lucca per gli Fiorentini, come
lasciammo nel quinto capitolo scritto adietro, per la partita de' cavalieri
tedeschi che n'uscirono, e de la venuta de la gente del re Ruberto e de' Sanesi
e Perugini e altre amistà che mandarono aiuto a' Fiorentini, la detta oste
crebbe assai di gente d'arme a piè e a cavallo, e quegli di Lucca scemando
isbigottirono molto. Per la qual cosa i Fiorentini ordinarono ch'al tutto
l'oste acircondasse la terra intorno intorno, acciò che vittuaglia né altro
aiuto vi potesse entrare; ch'al continuo per gli Pisani nascosamente era
fornita di gente d'arme per la guardia de la terra e di vittuaglia contra'
patti de la pace. E ciò fu fatto a dì XVIIII del mese di dicembre, che una
parte dell'oste valicarono gli Oseri che vanno da Pontetetto, e fecionvi su più
ponti e valichi, e puosonsi a la villa di Cattaiuola alquanto di là dal detto
Pontetetto, verso la parte di Pisa, ove avea ricchi e begli casamenti e
giardini fatti per Castruccio; e 'l sopradetto Gobbole tedesco con sue masnade
e con molti briganti a piè e fanti di volontà si puosono nel borgo del Ponte a
San Piero, e in capo del prato in su la strada che vae a Ripafratta feciono una
bastita, overo battifolle, guernito di gente d'arme, per lo quale circuito
d'assedio i Lucchesi d'entro furono molto ristretti e afflitti, e cominciò loro
a mancare la vittuaglia e vino e molte altre cose necessarie; e convenne loro
ogni vittuaglia e vino raccomunare, e fare taverne di vino inacquato per lo
Comune, e carne poveramente; e simile canova di pane, dandolo per peso alle
masnade e alle famiglie. Per la quale stremità quegli che reggeano Lucca, per
loro feciono cercare accordo co' Fiorentini, mandando uno di loro maggiori più
sagreto in Firenze sotto salvocondotto e sagretamente con certi patti
d'arendere la terra (e fu l'opera assai di presso all'accordo per diversi patti
e modi, partendosi messer Gherardino della signoria), e dargli danari, e
disfaccendosi il castello de l'Agosta, rimanendo i Ghibellini in Lucca co'
Guelfi insieme, e raccomunando gli ufici a la guardia e signoria de'
Fiorentini, e faccendo certi gentili uomini ghibellini in numero di XXIIII de'
più caporali cavalieri per lo Comune e popolo di Firenze per loro sicurtà, al
modo di que' di Pistoia, donando a ciascuno Vc fiorini d'oro de' danari del
Comune di Firenze, rimanendo le gabelle e l'entrate del Comune di Lucca al
Comune di Firenze per fornire la spesa della guardia di Lucca, e i·rimanente
scontare del dono si facesse a' detti cavalieri; e oltre a·cciò in termine di V
anni sodisfare tutti i cittadini di Firenze che furono presi da Castruccio di
ciò che si ricomperarono da·llui, che montavano fiorini Cm d'oro e più. E di
certo sarebbe venuto fatto; ma la 'nvidia e avarizia, le quali guastano ogni
bene, parte di quegli Fiorentini che sentivano e guidavano il detto trattato
co' caporali cittadini di Lucca, per volerne l'onore e il profitto tutto
a·lloro propietà, lo scopersono a messer Gherardino, e co·llui tennono nuovo
trattato, e andaronne chiusamente in Lucca a parlargli certi di loro; per la
quale cagione si guastò l'uno trattato per l'altro, rimanendo in grande
sospetto i cittadini di Lucca con messer Gherardino. E io autore, con tutto non
fossi degno di sì grandi cose menare, posso essere vero testimonio, però che
fui di quello numero con pochi diputato per lo nostro Comune a menare il primo
trattato, il quale fu guasto per lo modo detto. Ma la giustizia divina, la
quale non perdona alla pulizione degl'innormi peccati, come a Dio piacque,
tosto vi mise penitenza con vergogna del nostro Comune per gli modi dupplicati
e improvisi e non pensati che diremo qui apresso; in prima, che mutando i
Fiorentini il capitano dell'oste Cantuccio de' Gabbriegli d'Agobbio, di cui
dinanzi facemmo menzione, giunse nell'oste con sua compagna di L cavalieri e C
sergenti a piè a dì XV di gennaio; e come uomo poco iscorto e uso a guidare sì
fatta oste, che v'avea CCC gentili uomini più grandi e più maestri e degni di
lui, avenne ch'alcuno Borgognone di piccolo affare fece alcuna follia; e la
famiglia di Cantuccio prendendolo, e a la guisa come fosse podestà in Firenze
il volesse giustiziare, i Borgognoni per isdegno, che n'avea nell'oste più di
VIc a cavallo al soldo de' Fiorentini, fiera gente e aspra, s'armarono, e
tolsono il malfattore a la famiglia del capitano, e fedirgli e uccisonne; e a
furore corsono a la casa e loggia del capitano, e rubarono tutto, e uccisono
cui poterono di sua famiglia, e misono fuoco nell'albergo, e però arse il
quarto del campo con grande danno e pericolo; onde il campo e oste de'
Fiorentini fu a grande rischio, se non fosse per gli savi capitani consiglieri
che v'erano di Firenze, ch'atutarono il furore coll'aiuto de' cavalieri
tedeschi, che gli ubbidirono e seguirono, e nascosono il capitano e cui
poterono di sua famiglia, e rimase a·lloro al tutto la guardia dell'oste; e se
non fosse la fiebolezza di que' di Lucca, l'oste de' Fiorentini stava in grande
pericolo per la detta novità e discordia. In questo stante messer Gherardino,
riconfortatosi della discordia dell'oste de' Fiorentini, lasciò il trattato
co·lloro, e mandò incontanente suoi ambasciadori con sindachi di pieno mandato
in Lombardia al re Giovanni, e diedongli la signoria di Lucca con certi patti,
ed egli la promise di difendere; e a dì XII di febbraio mandò in Firenze il
detto re tre suoi ambasciadori, i quali con belle parole e promesse di pace e
d'amore richiesono per sua parte i Fiorentini, pregandogli si dovessono partire
da l'assedio di Lucca, sì come di sua terra, e fare triegue co·llui; e loro in
pieno consiglio fu risposto com'era la detta oste sopra Lucca a petizione della
Chiesa e del re Ruberto, e che però non si leverebbe. Partirsi i detti
ambasciadori, e andarne a Pisa. Pochi dì apresso avuta la detta risposta, il re
Giovanni mandò il suo maliscalco in Parma con VIIIc cavalieri per soccorrere
Lucca; e ciò sentendo i Fiorentini, presono al loro soldo messer Beltramon del
Balzo, che tornava di pregione di Lombardia, iscambiato per lo legato con
Orlando Rosso di Parma, e feciollo capitano di guerra; e ito lui nell'oste da
Lucca, parendogli folle la stanza per le novità state ne la detta oste, che
molto l'avea scompigliata e pochi giorni dinanzi uno messer Arnoldo tedesco
conastabole de' Fiorentini, si partì del campo con C cavalieri, e entrò in
Lucca, e per lo maliscalco del re Giovanni che venia a Lucca, gli parve il
migliore di levare l'oste.
E così fece a
dì XXV del detto mese di febbraio MCCCXXX, e ricolsonsi sani e salvi in sul
poggio di Vivinaia, e di quello partendosi, rubarono la terra e misonvi fuoco.
E così tornò in vano la 'mpresa dell'oste de' Fiorentini, che nel cominciamento
e poi fu così prospera, e Lucca così affinita. E però non si dee nullo
disperare, né d'alcuna impresa fare grolia, né avere troppa speranza, se prima
non si vede la fine, che sovente riescono le 'mprese ad altro segno che non sono
cominciate, per lo piacere di Dio. E poi il primo dì di marzo apresso il
maliscalco de·re Giovanni venne di Lombardia, e entrò in Lucca con VIIIc
cavalieri tedeschi, e prese la signoria della terra per lo re, e partissene
messer Gherardino male contento dal re Giovanni e da' Lucchesi, e con suo
dammaggio di più di XXXm fiorini d'oro messi de' suoi danari ne la detta
signoria e guerra de' Lucchesi, e non gli poté riavere. E dogliendosene il
detto messer Gherardino al re Giovanni, gli fu rimprocciato ch'egli era istato
traditore, ch'egli avea tenuto trattato co' Fiorentini di dare loro Lucca; e
mostrata gli fu innanzi al re una lettera del Comune di Firenze, la quale
messer Gherardino s'avea fatta fare a sua cautela del trattato.
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