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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo secondo
    • Libro undecimo
      • CLXXIV               Come il popolo di Colle di Valdelsa uccisono il loro capitano e signore, e diedonsi a la guardia de' Fiorentini.
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CLXXIV

 

           

Come il popolo di Colle di Valdelsa uccisono il loro capitano e signore, e diedonsi a la guardia de' Fiorentini.

           

Nel detto anno, a X di marzo, essendo signore di Colle di Valdelsa messer Albizzo ch'era arciprete di Colle, che s'era fatto capitano di popolo co' suoi frategli, messer Desso e Agnolo de la casa di Tancredi, che teneano la terra a modo di tiranni, soppressando disordinatamente il popolo e chiunque avea podere ne la terra; per la qual cosa il popolo di Colle, dispiaccendo loro sì fatta tirannia e signoria, con ordine di tradimento, coll'aiuto di quegli da Montegabri e da·pPicchiena, de' detti signori loro cugini e parenti, in su la piazza di Colle, usciti coloro da mangiare, uccisono il detto capitano arciprete e Agnolo suo fratello; e messer Desso si difese gran pezza francamente, ma alla fine per lo soperchio de' nimici fu fedito, poi preso per tradimento d'Agnolino Granelli de' Tolomei, e poi in pregione lo strangolaro; e uno fanciullo di quello Agnolo d'età di X anni presono, e per paura il tennono pregione, e tengono ancora, acciò che nullo di quella progenia scampasse, con tutto ch'un altro suo fratello era a Firenze. E ciò fatto, per tema di loro parenti, ch'erano i Rossi di Firenze e altri possenti e grandi di Firenze, feciono popolo, e diedono poi la guardia de la terra di Colle al Comune e popolo di Firenze per più anni, chiamando podestà e capitano fiorentino. Della qual cosa i Fiorentini furono contenti, però ché 'l detto capitano tiranneggiava in Firenze con certi grandi, e al tempo del caro fu molesto al popolo di Firenze di fare divieto e non lasciare venire vittuaglia a Firenze, e era amico di Castruccio tutto si tenesse Guelfo.

 




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