CCXIII
Come il
legato mandò a' Fiorentini che·ssi partissono dalla lega de' Lombardi.
Nel detto
anno, dì primo di febbraio, vennono in Firenze ambasciadori del legato,
pregando il nostro Comune che si dovessono partire dalla lega de' signori di
Lombardia, dicendo ch'erano tiranni e suoi nimici e di santa Chiesa, e
allegando molte autorità e ragioni, che la nostra città co·lloro non era né
convenevole né bella compagnia, e ch'egli erano stati co' nostri nimici a
sconfiggerne. Fu loro risposto che ciò non poteva essere che la lega rimanesse,
però ch'ell'era fatta con asentimento di papa Giovanni e del re Ruberto, e
contro al Bavero e contro al re Giovanni nostri nimici e di santa Chiesa; e che
il legato non facea bene a tenere lega o conversazione col re Giovanni. E per
la detta richesta del legato maggiormente si confermò la detta lega per
l'avenimento del re Giovanni, con tanta forza di cavalleria quanta menava
d'oltramonti, avendo di lui e del legato grande sospetto; e videsi per opera,
come per gli seguenti capitoli seguirà. E di certo, se·lla detta lega non fosse
fatta e mantenuta, la nostra città portava grande pericolo, però che il legato
col re Giovanni aveano ordinato di cominciar guerra da più parti per
sottomettere a·lloro la nostra repubblica, ch'a certo la maggiore volontà
che·legato avesse era che' Fiorentini gli si dessono come i Bolognesi, e ciò
ch'egli adoperava col re Giovanni era a questo fine: e ciò si trovò veramente
per lettere trovate, e per gli loro osordi e trattati; e però non fu follia se'
Fiorentini s'allegarono col minore nimico per contastare al maggiore e più
possente.
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