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Giovanni Villani
Nuova cronica

IntraText CT - Lettura del testo

  • Tomo terzo
    • Libro dodecimo
      • LII               Come i Rossi di Parma tornarono amici di Fiorentini, e come messere Piero Rosso sconfisse il maliscalco di messer Mastino sotto al Cerruglio.
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LII

 

           

Come i Rossi di Parma tornarono amici di Fiorentini, e come messere Piero Rosso sconfisse il maliscalco di messer Mastino sotto al Cerruglio.

           

Come dinanzi promettemmo di dire di maravigliosi avenimenti e casi improvisi che avvengono per le guerre, intendiamo apresso narrare e seguire, però che per cagioni di quelle del nimico spesso si fa amico e dell'amico nimico. Prima avemo detto di messer Mastino, che di grande amico del nostro Comune fatto perverso nimico per li suoi vizii e falli e tradimenti fatti contro al nostro Comune dell'opera di Lucca, come adietro avemo detto, e così per converso diremo de' Rossi di Parma, i quali in questi presenti tempi stati grandi aversari e nimici nostri, come adietro è fatta menzione, in picciolo tempo divenuti amici e confidentissimi. E però nelle cose del secolo, e spezialmente ne' casi delle guerre, non si dee avere niuna stabile confidanza, però che per oltraggi ricevuti si fa spesso dell'amico nimico, e per bisogno o per servigi ricevuti, o isperanza di ricevere, si fa del nimico amico. Essendo in Pontriemoli messere Piero e messer Marsilio e Orlando de' Rossi di Parma e' loro consorti, i quali tanti onori e benifici fatti aveano a messer Mastino di darli la città di Parma e quella di Lucca, il detto mesere Mastino a petizione di quelli da Coreggia di Parma suoi cugini, istati nimici e aversari de' detti Rossi, ma maggiormente siccome fanno sovente i tiranni, che promesse fatte non osservano se non a·lloro vantaggio, così a' detti Rossi messere Mastino gli tradì e ingannò; che in piccolo tempo tolse e fece torre loro tutte fortezze e posessioni ch'aveano in Lombardia, e feceli assediare nel detto castello di Pontriemoli, ov'erano ridotti con tutte loro donne e famiglie. I quali Rossi veggendosi così trattati da meser Mastino, e dalle sue forze male si poteno riparare sanza altro aiuto, trattato feciono col Comune di Firenze d'essere di loro parte e lega contro al traditore Mastino, i quali dal nostro Comune, siccome mare ch'ogni fiume riceve, furono ricevuti e accettati graziosamente, dimettendo ogni ingiuria ricevuta da meser Piero Rosso, mentre tenne la città di Lucca; ma maggiormente ricordandosi i Fiorentini dell'antica amistà di mesere Ugolino Rosso stato nostro podestà, coll'oste del nostro Comune alla battaglia da Certomondo contro agli Aretini. Per la qual cosa il detto meser Piero personalmente venne in Firenze a XXIII d'agosto del detto anno, il quale da' Fiorentini fu veduto e ricevuto onoratamente, e di presente fu fatto per li Fiorentini loro capitano di guerra. Il quale, come valente cavaliere, con quantità di DCCC cavalieri con certi masnadieri a piè de' Fiorentini, a XXX del detto mese d'agosto bene aventurosamente cavalcò sopra la città di Lucca per guastare le vigne e per fare levare l'assedio da Pontriemoli. E il primo si puose a Capannole guastando intorno le sei miglia, e poi valicò Lucca e puosesi al ponte a San Quirico. E in quel luogo stette per III , correndo sanza alcuno riparo ciascuno giorno infino alle porte di Lucca. Le masnade di Lucca in quantità di DC cavalieri e pedoni assai, ond'era capitano il maliscalco di mesere Mastino, per savia maestria di guerra tutti uscirono di Lucca, e ridussonsi in sul Cerruglio per impedire la vittuaglialla reddita alla nostra gente. Messer Piero per non esere sopreso tornò adietro schierato ordinatamente, e quando furono presso di sotto al Cerruglio al luogo dov'era il fosso ch'avea fatto meser Ramondo di Cardona quando colla nostra oste fu sconfitto ad Altopascio, come adietro facemmo menzione, quello per li nemici alquanto rimesso, e in su quello alla guardia posti VIII bandiere di cavalieri di meser Mastino con certo popolo per contendere il passo a mesere Piero, li nostri scorridori e feditori, in quantità di CL cavalieri, il detto passo combatterono, e per forza d'arme vinsono e sconfissono i nimici, cacciandogli infino al Cerruglio, e credendosi avere il castello contro a volontà di meser Piero, ch'al continuo facea gridare e sonare la ritratta per tema d'aguato. Ma nostri volonterosi di vincere, più che accorti di guerra, intra gli altri mesere Gherardo di Viriborgo tedesco, ch'aveva il pennone de' feditori del nostro Comune, follemente entrò combattendo dentro alla porta del Cerruglio, onde da' nimici, i quali erano proveduti e in posta d'aguato dentro e di fuori, fu abattuto e morto, e tutti i nostri, che co·llui erano saliti al Cerruglio furono morti e sconfitti, e presi conestaboli e altri assai. Il maliscalco di meser Mastino, avuta la detta vittoria, con grande audacia con tutta sua gente venne discendendo il poggio, tuttora cacciando i nostri. Messer Piero come savio e franco capitano, e niente sbigottito per la rotta de' suoi, fece ischiera e capo grosso di sua gente, confortando i suoi e attendendo i nimici vigorosamente; i quali per lo vantaggio della scesa e per la vittoria avuta con grande empito percossono i nostri e assai gli ripinsono adietro; ma per buona capitaneria di meser Piero, e per la franca gente ch'era co·llui, sostennero combattendo vigorosamente, per modo che in poco d'ora la gente di meser Mastino furono messi inn-isconfitta, e rimasonne assai morti, e presi XIII conestaboli e cavalieri assai; il maliscalco di mesere Mastino colla sua insegna e più altre vennero in Firenze; la quale sconfitta fu a V di settembre MCCCXXXVI. E·cciò fatto, meser Piero, raccolta sua gente, infino a notte trombando dimorò colle torce accese sul campo, e·lla notte albergò a Gallena, e poi l'altro con grande onore tornò a Fucecchio. Avemodisteso questo capitolo, perché in sì poco di tempo d'una giornata di tanta gente furono tre sì fatti avenimenti di battaglie e di guerre recate a onorevole fine di vittoria per la valentria di meser Piero Rosso. E poi poco appresso meser Piero partito da Fucecchio, e venne in Firenze con poca gente subitamente, sanza volere alcuno triunfo da' Fiorentini. E per richesta e mandato di Viniziani convenne ch'andasse a Vinegia per essere capitano e duca dell'oste della lega ch'era in trevigiana; e così n'andò a Vinegia all'uscita del mese di settembre, e di fece di magnifiche cose in opera di guerra contro a meser Mastino, come inanzi leggendo si potrà trovare. E Orlando Rosso suo fratello rimase in Firenze per capitano di guerra de' Fiorentini.

 




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